Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

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lunedì 15 dicembre 2014

Il Natale in tempo di crisi - "A sua Immagine" Rai 1 - intervento del 14 dicembre 2014


A dieci giorni dalla vigilia di Natale, A Sua Immagine si chiede come sarà il Natale degli italiani? Di fronte a una crisi economica che non sembra arrestarsi, il Natale è un ricordo che evoca buoni sentimenti o è una notizia capace di incidere nella vita reale? E ancora cosa dice il Natale a chi è in attesa di un lavoro, di un futuro migliore, di poter costruire una famiglia?

Interviene in studio la dottoressa Michela Pensavalli per affrontare questo argomento e commentarlo insieme alla conduttrice Lorena Bianchetti.
Alcune immagini della diretta della trasmissione:












Puoi visualizzare il video completo cliccando qui:

e anche qui:

venerdì 5 dicembre 2014

No al cyberbullismo! - Intervento Prefettura di Viterbo del 05.12.2014

La dottoressa Michela Pensavalli interviene al convegno svolto presso la Prefettura di Viterbo insieme alla d.ssa Emiliana Carelli, al sostituto procuratore Dr.ssa Paola Conti e al colonnello della Polizia Postale Dr. Averaldo Piazzolla per parlare di prevenzione al cyberbullismo!

La comunicazione e la relazione nell'era della tecnoliquidità

Come cambiano le relazioni nell'era di Internet? Come cambia il modo di comunicare e di rapportarci con gli altri?
Siamo davvero ancora capaci di mostrarci per come siamo anche quando non siamo dietro un pc?
La dottoressa Michela Pensavalli affronta l'argomento durante il convegno organizzato dalla Fondazione Rui.

giovedì 4 dicembre 2014

Smart Family: giovani e famiglie protagonisti dell’era digitale


Un’iniziativa per sensibilizzare i ragazzi e le famiglie all’uso corretto delle tecnologie: si chiama  “Smart Family” il progetto informativo  mirato all’innovazione finalizzata all’utilizzo consapevole di competenze digitali. Il progetto nasce dalla collaborazione tra l’associazione Moige, movimento genitori, e la multinazionale Samsung, promotrice del progetto “Samsung Smart Future”.
Il percorso formativo viene portato avanti dagli esperti ITCI - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale, con la direzione scientifica del ProfTonino Cantelmi.
La dottoressa Michela Pensavallicoordinerà e guiderà il progetto, svolto in aula dagli psicologi formatori: dr.ssa Cristina Congedo, dr.ssa Carmen Costa, d.ssa Bianca Lagioia, dr. Massimiliano Marzocca , dr.ssa Maria Scicchitano, dr.ssa Teresa Scicchitano.
Ad aprire la serie di quattro incontri a livello regionale è stato l’Istituto Comprensivo Pescara 8 – diretto da Annarita Bini- scuola polo regionale, che il 1 dicembre 2014 ha accolto tre esperti, alunni e genitori nell’aula magna della scuola media Tinozzi per illustrare quali sono gli aspetti positivi e le difficoltà legate al mondo del web. “Attualmente viviamo in un mondo digitalizzato, in continua evoluzione, che ci ha permesso di fare esperienze impensabili fino a qualche anno fa”- ha sottolineato la dottoressa Teresa Scicchitano, psicologa del Moige–“ciò che è importante è insegnare la qualità dell’utilizzo, le informazioni sono talmente rapide che il tempo sembra fermarsi e i ragazzi non si rendono conto delle ore che trascorrono dinanzi ad un videogioco ” – ha continuato – “ci sono inoltre dei comportamenti allarmanti che possono aiutare un genitore ad individuare una eventuale problematica, come ad esempio la perdita di interesse per attività svolte in precedenza o la diminuzione del grado di attenzione”. Una riflessione fatta a più mani che ha sollecitato i genitori presenti a porre numerose domande sull’argomento, inclusa quella attinente al ruolo della scuola nell’alfabetizzazione digitale. “La scuola non può sostituirsi al genitore per il corretto utilizzo delle tecnologie ma può supportarlo perché lavorando in sinergia si dà una direzione unica per orientarsi nell’intricato mondo del web”- ha rilevato Teresa Scicchitano.
La giornata è stata articolata in due distinti momenti: la mattina l’attenzione è stata rivolta a tutti gli alunni delle classi seconde della media Tinozzi, il pomeriggio ai loro genitori. La proiezione di un video dinamico ed esplicativo ad un tempo ha rappresentato la leva che ha fatto scaturire innumerevoli domande per un dialogo costruttivo tra gli operatori e le famiglie.  I ragazzi di oggi sono quelli dell’immediatezza (instant generation), le nuove tecnologie rappresentano gli acceleratori di queste tecnologie. Ci sono tuttavia altre problematiche-perno della nostra società come il narcisismo ( si tende ad essere sempre al centro dell’attenzione) e l’ambiguità perché i ragazzi in fase adolescenziale sono ancora alla ricerca della propria identità. Il progetto “Smart Family” non demonizza le tecnologie ma le utilizza a proprio vantaggio. Attraverso il web, ad esempio, è possibile esprimere le proprie emozioni, l’uso di immagini o di icone ci aiuta a completare l’informazione e a rendere meglio ciò che si sta comunicando. Tuttavia bisogna aiutare i ragazzi nell’acquisizione dell’autoconsapevolezza delle emozioni, è necessario insegnar loro a verbalizzare per spiegare le proprie emozioni.
“Se un ragazzo fa di tutto per avere, attraverso i social network, sempre più amicizie virtuali, arrivando ad esempio a 1500 amici, deve capire che non si tratta di una circostanza reale” – evidenzia l’esperta – “la domanda che un genitore deve farsi è: quanti di questi amici mio figlio conosce veramente? Allora il problema sta nel favorire il recupero della relazione face to face” – ha ribadito. L’intervento della dottoressa Cristina Congedo, psicologa del Moige, è stato rivolto alla scelta di soluzioni per arginare o almeno contenere il problema. “Viviamo in una società piena di stimoli e tutti ci stiamo adattando ma occorre avere equilibrio per stabilire delle priorità” – ha esordito – “non è possibile fare quattro o cinque cose contemporaneamente, o meglio le tecnologie ce lo permettono, ma il tutto va a discapito della qualità perché viene meno il livello di attenzione. E’ auspicabile quindi selezionare i vari momenti da dedicare alle diverse attività per svolgerle al meglio” – ha concluso.
L’accento si è spostato poi sull’iper-reattività e sull’impoverimento del linguaggio visti come conseguenze dell’uso improprio delle tecnologie. La differenza tra nativi digitali ed immigrati ha costituito la parte finale dell’incontro. I nati dopo il 2000 sono i cosiddetti “nativi digitali”, la generazione dei genitori che si è dovuta adattare al cambiamento fa parte della categoria degli immigrati digitali che può solo accogliere la sfida. Oggi i nativi digitali possono essere descritti utilizzando le stesse caratteristiche di un computer: sono multitasking, hanno un pensiero non sequenziale (ipertesto) e un apprendimento percettivo. “Attualmente si parla dell’acquisizione di competenze e-skills per questa ragione è importante trovare la giusta chiave per tutelare i minori “ – ha rilevato il dottor Marco Iezzi, ingegnere operatore della Samsung – “E’ importante la configurazione dell’account perché in tal modo il genitore riesce a bloccare, ad esempio, le  foto del proprio figlio su facebook e far sì che quelle immagini vengano viste solo dalla stretta cerchia di amici virtuali”- ha asserito. L’incontro si è concluso con la considerazione dei genitori che è opportuno “conoscere per proteggere ”cercando di difendere i concetti chiave  di privacy, sicurezza e identità. Il Dirigente Scolastico Annarita Bini: “La nostra vita è una dicotomia continua, bisogna conoscere per governare, dando sempre il buon esempio”.

martedì 18 novembre 2014

Progetto Smart Family

E' partito ieri il progetto Smart family” promosso dal Moige – movimento genitori e da Samsung che ha l’obiettivo di sensibilizzare famiglie e docenti sull’importanza di una fruizione responsabile delle nuove tecnologie da parte dei minori, trasformandoli in navigatori sicuri e utilizzatori consapevoli del mondo digitale.
“Smart family” si rivolge principalmente alle famiglie e agli studenti di 291 classi di scuola primaria e secondaria di primo grado tra quelle già digitalizzate nell’ambito del progetto “Smart Future” e coinvolgerà oltre 25.000 partecipanti. Nel corso degli incontri formativi nelle scuole saranno diffusi informazioni e consigli utili per un uso delle nuove tecnologie in tutta sicurezza.
Perché questa campagna
Oggi anche la scuola non può esimersi dal confronto con le nuove tecnologie. Dalla ricerca condotta dall’Università Cattolica di Milano nell’ambito dell’Osservatorio sui Media Digitali a Scuola, è emerso come la tecnologia non sia ritenuta sostitutiva della didattica tradizionale, ma un elemento che genera valore aggiunto. La maggioranza dei docenti evidenzia il ruolo aggregante dei media digitali: gli insegnanti li ritengono alla base dell’inclusione di studenti stranieri (60%) e diversamente abili (80%).
Secondo 1 docente su 2 le nuove tecnologie possono contribuire a “rendere i ragazzi maggiormente responsabili”, oltre ad incrementare il loro rendimento. I genitori rispondono altrettanto positivamente: nel 54% dei casi il tablet può contribuire all’aggregazione con i compagni; inoltre 1 genitore su 4 crede che l’uso di nuove tecnologie a scuola possa fornire ai ragazzi ulteriori strumenti per imparare oltre a contribuire ad una didattica innovativa e a un modo nuovo di fare scuola.
Il percorso formativo viene portato avanti dagli esperti ITCI - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale, con la direzione scientifica del Prof. Tonino Cantelmi.
La dottoressa Michela Pensavalli, coordinerà e guiderà il progetto, svolto in aula dagli psicologi formatori: dr.ssa Cristina Congedo, dr.ssa Carmen Costa, d.ssa Bianca Lagioia, dr. Massimiliano Marzocca , dr.ssa Maria Scicchitano, dr.ssa Teresa Scicchitano.



Per maggiori informazioni: www.moige.it

100 cyberpsicologi a scuola contro dipendenza da internet - Intervista Tonino Cantelmi


Il dottore di Internet è pronto a sbarcare nelle scuole. Di fronte agli effetti delle nuove tecnologie sui nostri ragazzi, l’Università si attrezza: alla Lumsa di Roma, è partito il primo corso in Italia di cyber-psicologia. Ad organizzare questo nuovo percorso di conoscenza è Tonino Cantelmi, psichiatra, esperto in tecnodipendenza. Uno che se ne intende vista la sua biografia: è stato il primo in Italia ad occuparsi dell’impatto della tecnologia digitale sulla mente umana ed ha fondato il Cedis, ente per lo studio delle dipendenze comportamentali (in modo specifico dipendenza da tecnologia e dipendenza sessuale).

Tonino Cantelmi per Copercom

Un guru della materia che ha deciso di fare un passo avanti ovvero dare una mano a chi dovrà gestire gli effetti che può avere sui ragazzi un cattivo uso della Rete. Dopo i nativi digitali, infatti, è in arrivo la generazione dei “mobile born”: “Bambini che fin da piccolissimi, smanettando sul seggiolone, prendono dimestichezza con tablet e telefonini e sviluppano il cervello in modo del tutto peculiare, come mostrano anche gli ultimi studi di imaging cerebrale. Si tratta – spiega Cantelmi – di una vera e propria mutazione antropologica.Per intercettare eventuali disagi e trovare modi efficaci di intervento su futuri uomini e donne tecno-liquidi, occorre una nuova psicologia”. Eccola.
Per ora gli iscritti al nuovo corso di laurea sono già un successo: i primi 100 cyberpsicologi saranno una vera rivoluzione nel mondo degli innovatori. I “mobile born”, che oggi vanno all’asilo e alla materna, saranno “futuri uomini e donne tecno liquidi – prevede lo psichiatra – che adotteranno schemi mentali e categorie di pensiero nuove. Lo stiamo già vedendo.
Quello che sappiamo già è che questi giovani troveranno normale il filtro della tecnologia. Allora perché – si chiede Cantelmi – gli studenti di psicologia non devono adattarsi, studiando la cyberpsicologia? Come è possibile ancora oggi studiare lo sviluppo del bambino, ma anche la sua salute e le patologie mentali, con categorie sorpassate, adatte alla realtà di cento anni fa?”.
E’ facile pensare che i primi a rivolgersi ai cyberpsicologi saranno le famiglie di quei ragazzini che trascorrono le loro giornate davanti al tablet. Ma la figura del “dottore di Internet” potrebbe essere d’aiuto anche alle scuole superiori soprattutto in un’ottica di prevenzione della dipendenza dalla Rete. “Il nostro mondo viaggia verso una colossale dipendenza dalla connessione: senza, infatti, molti di noi non sanno già più trovare un ristorante, corteggiare una donna, conoscere un amico, capire i mali del mondo, informarsi o divertirsi. E chiudere una storia d’amore. La dipendenza da Internet – avverte l’esperto – sta diventando anche un modo di vivere, dunque si colloca tra patologia e futura normalità.
E come cambia il modo di esprimere il disagio psichico, ad esempio in chat e sui social, cambia anche il modo di curarlo. L’era digitale segna la fine di molte forme di psicoterapia antiche – prevede Cantelmi – insomma, è in arrivo una vera e propria rivoluzione in tutti i settori”.

lunedì 3 novembre 2014

Corso Biennale di Psicodiagnostica 2015-2016


Febbraio 2015 - Iniziativa promossa da FederPsi - ITCI- Scint


STRUTTURA DIDATTICA:  lezioni teoriche frontali ed interattive, simulazioni di somministrazione dei test studiati, esercitazioni e compilazione del report finale. Casi clinici. 
Il corso, costituito da 16 moduli teorici e pratico-esperenziali, si terrà una volta al mese.

ARGOMENTI DEL CORSO: Assessment e primo colloquio • Test e loro applicazione alle categorie psicopatologiche  (MMPI 2RF; MCMI-MILLON III; WAIS-R; test grafici; WISC 3; PM 38; Rorschach; UADI; IOS; 9 AP; TAT; CAT; SASB; Assessment dell’apprendimento  • Valutazione dei  processi di attaccamento e relazionali; genogramma

È possibile iscriversi al solo modulo semestrale sul Rorschach oppure al corso senza il Rorschach.

DESTINATARI: Psicologi, Medici, specializzati e specializzandi in Psichiatria, Psicoterapia, studenti o laureati in Psicologia.

DATA: febbraio 2015
SEDE: Roma, Via Ravenna 24 –zona Piazza Bologna - al 1 piano, presso ITCI.

COSTO: Euro 900 + IVA - con crediti ECM; 600+IVA senza ECM
Euro 600 + IVA allievi SCINT, ex allievi SCINT e opzionanti  con  ECM
Euro 600 + IVA allievi ed ex allievi Corso di Psicologia Giuridica  con ECM

COMITATO SCIENTIFICO e DOCENTI
Prof. Tonino Cantelmi e collaboratori, Prof.ssa Maria Beatrice Toro e collaboratori, 
Prof.ssa Michela Pensavalli, Dott. Marco Scicchitano, Dott. Emiliano Lambiase, Dott.ssa Marina D’Angeli, Dott. Antonio Minopoli, Prof. Francesco Di Nocera, Prof.ssa Barbara Turella


"Connessi" sin dall'asilo: per loro c'è il Cyberpsicologo - intervista Tonino Cantelmi


Fonte: Il venerdi di Repubblica del 31/10/2014    di Valentina Farinaccio
Corso di Cyberpsicologia Docente Tonino Cantelmi Lumsa Roma



ROMA. Se prima eravamo in 394 milioni a navigare, adesso siamo in 3 miliardi a navigare. Il dato è stato fotografato dal portale di ricerche Statista.com e ha mostrato come, nel corso degli ultimi 14 anni, l'abitudine di usare internet sia diventata routine per il 40 per cento della popolazione mondiale.

Ci si connette, dunque, si chatta, si condivide, si posta: i più disinvolti sono i nativi digitali, gli adolescenti di oggi, figli dell'era tecnologica, ma i più a rischio sono i piccolissimi, che ancora non camminano, ma che, se vedono uno schermo ci mettono il dito sopra, dando per scontato che si tratti di un touch. «Si chiamano mobile born», spiega Tonino Cantelmi,psichiatra, esperto intecnodipendenza, padre di cinque figli, e docente, allaLumsa di Roma, del nuovo corso di Cyberpsicologia, il primo in Italia: «è per loro che vogliamo formare i cyberpsicologi, quelli che lavoreranno domani sui bambini di oggi.
L'impatto della tecnologia digitale sulla mente umana ha determinato una reale mutazione antropologica. I mobile born hanno un cervello diverso dal nostro, sono più percettivi e meno simbolici, più rapidi, superficiali e capaci di gestire le attenzioni in modo multitasking. Come potrebbe uno psicologo lavorare con questa nuova generazione, senza avere una totale conoscenza del fenomeno mutagenico della rete?».
Il corso, appena partito, ha cento iscritti. Il cui compito sarà anche quello di gestire gli effetti che sui ragazzi può avere un cattivo utilizzo di internet. Abuso, dipendenza, cyberbullismo: cosa può fare un genitore per prevenire? «Un tempo si consigliava l'utilizzo limitato di pc e tv ma ora questa linea è un po' superata. Siamo nell'epoca del "sempre connessi", in cui la norma è che la dimensione virtuale e quella reale si intersechino. Perfino il divieto può essere pericoloso, perché esistono i net dipendenti, super tecnologizzati, ma anche i net disadattati, troppo poco tecnologizzati. L'unica cosa che un genitore può fare è sorvegliare, accompagnare la vita digitale del proprio figlio, monitorarne i contenuti. Ma per questo, e mi rendo conto che qui sorge il problema, serve che un genitore abbia molto tempo a disposizione». I suoi figli più piccoli hanno il cellulare? «Quello di undici lo ha avuto a nove anni, quello di quattro, invece, è incuriosito dal tablet, ma se gli propongo di giocare con me, fra il tablet e il papà sceglie ancora il papà».

giovedì 30 ottobre 2014

Nativi ed immigrati digitali: domande e risposte sui nostri figli nell'epoca della tecnoliquidità

Chi sono i "nativi digitali"? 
Quali sono le tecnologie da loro più usate?
Quali sono i possibili pericoli che si possono trovare in rete? 
E soprattutto quali sono le possibili strategie da suggerire per prevenirli?

La dottoressa Michela Pensavalli insieme alla d.ssa Maria Scicchitano condurranno la giornata formativa presso l'Istituto Petranova International che si terrà il giorno 15 novembre 2014 dalle ore 11.00 alle ore 13.00 per discutere del tema dei "Nativi ed immigrati digitali: domande e risposte sui nostri figli nell'epoca della tecnoliquidità". 


giovedì 23 ottobre 2014

Il cyberbullismo nell'era tecnoliquida - intervista Valore Mamma settembre 2014


Dopo gli ultimi fatti di cronaca accaduti in Italia e nel mondo, è utile e fondamentale rendere comprensibili i meccanismi di questo pericoloso fenomeno che si sta sviluppando sempre di più tra i giovani di oggi. 

Nell'articolo (distribuito dalla rivista Valore Mamma: novità editoriale nata nell'ambito dell'Istituto di Studi Superiori sulla Donna dell'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum) la dottoressa Michela Pensavalli spiega in particolare come si manifesta questo fenomeno, chi è il cyberbullo, come si comporta e come agisce e viene suggerita la modalità di intervento in situazioni di cyberbullismo che possono essere vissuti in prima persona o per capire come aiutare chi la sta vivendo.


lunedì 20 ottobre 2014

La Frontiera Viva: L'eredità di Vittorio Guidano - Intervista Prof. Tonino Cantelmi

Il 10 ottobre si è svolto a Roma il convegno “La Frontiera viva: l'eredità di Vittorio Guidano”, dedicato al pensiero di Vittorio Guidano, fondatore del cognitivismo post-razionalista sistemico - processuale. 

Il Prof. Cantelmi ha partecipato alla tavola rotonda “La contemporaneità e il futuro del post-razionalismo” con un intervento dal titolo: “La psicoterapia nella post-modernità tecnoliquida: Guidano versus Baumann”.



Nella relazione tenuta il Prof. Cantelmi descrive i 4 primati della psicoterapia dell'epoca tecnoliquida. 
1) Primato della psicoterapia come evento emozionale
2) Primato della fruibilità intermittente della psicoterapia come amplificazione delle singole parti della propria vita.
3) Primato della soggettiva sovranità del paziente
4) Primato della soggettiva sovranità del cambiamento del paziente




lunedì 13 ottobre 2014

Arriva lo cyberpsicologo, curerà il disagio psichico della generazione 'mobile born'

Maker Faire, auditorium Parco della Musica di Roma, una stampante 3D, dal costo di circa 1.500 euro, lavora silenziosamente ma indefessamente ad un piccolo e insignificante oggetto domestico, incurante del baccano della folla che la osserva, si ferma e passa oltre. Una settimana dopo il professor Tonino Cantelmi, dell'università Lumsa di Roma, avvia il corso di cyber psicologia. E non per rispondere alla domanda che si poneva Philip Dick col titolo del suo romanzo "Ma i droidi sognano percore elettriche?", meglio noto come Blade Runner.

Nel punto di intersezione tra la società liquida teorizzata da Zygmunt Bauman e la rivoluzione digitale, Cantelmi individua nel suo saggio Tecnoliquidità - La psicologia ai tempi di internet: la mente tecnoliquida (ed. San Paolo) la nuova antropologia dell' Homus Digitalicus 2.0, il mobile born, versione successiva del nativo digitale. È immerso nel brodo primordiale di una rivoluzione non ancora giunta a compimento, ma il Digitalicus 2.0 è già da oggi un 'sempre connesso', col suo smartphone o con il tablet e in un domani ormai imminente con i Google Glass. Siamo dunque alla connessione come condizione esistenziale che - si domanda Cantelmi - mostrando i sintomi di un passaggio evolutivo, potrebbe portare - e forse ha già portato - alla strutturazione di nuovi schemi cognitivi e di nuovi processi nella costruzione della propria identità, individuale e collettiva. Materia per gli psicologi della prossima generazione.


In questo senso il corso avviato da Cantelmi segna uno scollinamento definitivo. L'identificazione della nascita di un nuovo soggetto sociale, che vive e interagisce con gli altri in relazioni sempre più tecno-mediate (per oggi sui social network in forma di intrattenimento, domani chissà) è il punto di approdo e nello stesso tempo di ripartenza dei tanti interrogativi che l'avvento della rete - ma più generalmente del digitale - ha sollevato. Partendo dal semplice (semplice?) ambito tecnologico, la smaterializzazione di qualsiasi 'documento' trasmissibile e condivisibile per via telematica, ha generato ampi dibattiti nell'ambito giuridico: il primo è stato il Diritto d'Autore, messo pesantemente in discussione con il file sharing musicale del caso Napster, ma ha fatto presto a sfociare anche su altre fattispecie come il Diritto all'oblio (uno dei pregi, ma anche dei difetti della rete, è che non dimentica) o alla 'privacy'. Oppure, come il caso del programma MonsterMind rivelato da Snowden, nelle questioni di sicurezza nazionale che verrebbe compromessa sulla base di reazioni automatiche dei sistemi di difesa (perché con certi algoritmi proprio non si ragiona).

E se le normative sui punti sopraesposti fanno fatica ad adeguarsi (sempre ammesso che lo si voglia), il tema individuato da Cantelmi sposta l'inquadratura su un obiettivo ancora più centrale: non il 'cosa' (che è la rete), non il 'come' si usa, ma gli effetti che ha sul 'chi', comprendendo tra questi anche e soprattutto i bambini i quali, born mobile per eccellenza, danno segni di una 'precocizzazione' comportamentale nei confronti della quale non sempre hanno la struttura idonea per assorbirla. 

Ma la rete è pervadente, liquida appunto, e come tutti i fluidi si insinua negli interstizi più nascosti del vivere sociale, e fermarla è impossibile, anche se spesso ci si dimentica di chiedersi da dove arrivi, di chi sia e chi la governi davvero.


Nel 1947 a La Sorbonne di Parigi, con la nascita dell' Institut de Filmologie, Gilbert Cohen-Séat non fu solo l'ostetrico della filmologia, ma sancì la nascita dell'homo videns di sartoriana memoria. Se dunque i dibattiti correlati alla rete hanno toccato con il corso di Cantelmi il loro punto nodale, quel che ancora manca è un approccio multidisciplinare e un'elaborazione sistematica degli scenari possibili sui quali andrà a muoversi - con che diritti e con che doveri? - l'Homus Digitalicus 2.0, che per ora esiste 'de facto' ma non ancora 'de iure'. Insomma, esiste il suo cittadino, ma di questa realtà espansa di internet, di questo Ultramondo, ancora non se ne certifica appieno l'esistenza. Intanto, sorda e ottusa, la stampante 3D da 1500 euro del Maker Faire procede silenziosa verso il suo prossimo lavoro. Il ricambio di un auto o il pannello di un mobile. In ogni caso, una rivoluzione.

Arrivano i cyberpsicologi. Aiuteranno i malati digitali - Tonino Cantelmi

Alla Lumsa il primo corso di studi per capire e curare il disagio psichico della generazione "mobile born"


I NATIVI digitali, la generazione iperconnessa e, ora, è la votla dei "mobile born": sono "bambini che fin da piccolissimi, smanettando sul seggiolone, prendono dimestichezza con tablet e telefonini, e sviluppano il cervello in modo del tutto peculiare, come mostrano anche gli ultimi studi di imaging cerebrale. Si tratta di una vera e propria mutazione antropologica. Ebbene, per intercettare eventuali disagi e trovare modi efficaci di intervento su futuri uomini e donne 'tecno liquidI', occorre una nuova psicologia". Così Tonino Cantelmi, docente di psicologia dello sviluppo all'università Lumsa di Roma, illustra i motivi che hanno portato il suo ateneo ad attivare il primo corso italiano di Cyberpsicologia.

"Ne usciranno i primi 100 cyberspicologi", prevede lo psichiatra. "Il nostro mondo viaggia verso una colossale dipendenza dalla connessione: senza, infatti, molti di noi non sanno già più trovare un ristorante, corteggiare una donna, conoscere un amico, capire i mali del mondo, informarsi o divertirsi. E chiudere una storia d'amore".

"La dipendenza da Internet", continua l'esperto, "sta diventando anche un modo di vivere,dunque si colloca tra patologia e futura normalità. E come cambia il modo di esprimere il disagio psichico, ad esempio in chat e sui social, cambia anche il modo di curarlo. L'era digitale segna la fine di molte forme di psicoterapia antiche. Insomma, è in arrivo una vera e propria rivoluzione in tutti i settori". 

I "mobile born", che oggi vanno all'asilo e alla materna, saranno "futuri uomini e donne tecno liquidi", prevede lo psichiatra, "che adotteranno schemi mentali e categorie di pensiero nuove. Lo stiamo già vedendo. E quello che sappiamo è che questi giovani troveranno normale il filtro della tecnologia. Allora perché gli studenti di psicologia non devono adattarsi, studiando la cyberpsicologia? Come è possibile ancora oggi studiare lo sviluppo del bambino, ma anche la sua salute e le patologie mentali, con categorie sorpassate, adatte alla realtà di cento anni fa?"

martedì 16 settembre 2014

Giornata mondiale per la prevenzione dei suicidi - Intervista Radio Vaticana

In occasione della Giornata mondiale per la prevenzione del suicidio (10-11 settembre), l’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha promosso una serie di iniziative per riflettere su un fenomeno sempre più drammatico nella società contemporanea: ogni anno, afferma l’Oms, un milione di persone si tolgono la vita. Il suicidio è un problema complesso e poco trattato e colpisce sempre più giovani che vanno dai 15 ai 34 anni. 

Martina Boccalini ne ha parlato con la psicoterapeuta Michela Pensavalli:



R - Intanto, si tratta di una fascia di età molto sensibile ai rischi a cui si espone la nostra modernità, quindi sono ragazzi molto giovani che però al tempo stesso vivono tutta l’incertezza del nostro tempo. Uno dei motivi è sicuramente l’appiattimento della visione del futuro e in questa fascia di età, in cui si desidera costruire il proprio avvenire, i ragazzi trovano difficoltà a vedersi proiettati in un futuro felice.

D. – Secondo lei, si può associare l’incremento del tasso di suicidio alla situazione di crisi della nostra società?

R. – Assolutamente sì! Sono ragazzi che non hanno speranza nel futuro. I nostri centri si popolano di ragazzi che sviluppano depressioni e spesso disturbi del pensiero che portano poi necessariamente al decadimento della speranza. Sicuramente c’è una labilità caratteriale e personologica: non possiamo dimenticare la correlazione del disturbo ossessivo-compulsivo – quindi le idee ripetute nella testa – che gettano la persona nella paura. Molto spesso il suicidio è legato poi a questa idea e sofferente della mente. Non esistono in effetti solo alcune cause o una o poche; le cause possono essere molte. Fondamentale è anche il contesto nel quale la persona vive:il supporto della famiglia, ad esempio, la rete sociale, le associazioni di persone che vivono attorno alla persona, quanto e cosa possono fare e hanno fatto fino al momento in cui la persona magari ha compiuto un gesto che inizialmente è solo dimostrativo, che dichiara solo una sofferenza, come sono i tentati suicidi, che però esprimono una sofferenza. Quello che avviene molto spesso in queste famiglie è che per vergogna, per difficoltà di accettazione, si nega il dolore. Quindi, sicuramente ciò che si apprende in un percorso di terapia è la necessità di accompagnare la famiglia stessa ad accettare la sofferenza del membro stesso della famiglia, che la porta. Riguardo alla persona stessa che dichiara di avere idee suicidarie, è importantissimo intanto comprendere l’idea ossessiva che sviluppa la depressione, e quindi è significativo tutto ciò che viene raccolto per le richieste di aiuto, se il tentativo diventa poi l’unica strada percorribile. Ed ecco che allora è fondamentale poter trasmettere a queste persone che vi è una strada possibile. Va preso anche in esame che dalla sofferenza non si possa uscire, perché negare il dato di realtà significa rinnegare la sofferenza. E in questa nostra società, oggi, facciamo tutti quanti un po’ fatica ad accettare le sofferenze.

D. – Pensa che questo argomento sia poco trattato?

R. – E’ poco trattato, in effetti, rispetto a quello che le statistiche ci dimostrano nei dati concreti. Le famiglie non sono ancora tanto pronte a trattare l’argomento. Anche nelle scuole, per esempio, è difficilissimo trattare l’argomento suicidio perché le famiglie, ovviamente, tendono alla negazione, si spaventano e hanno paura dell’effetto-omologazione. Bisognerebbe fare assolutamente molto più informazione sull’argomento. Sicuramente va fatto un lavoro di prevenzione del suicidio: quindi bisogna avere il coraggio di parlare un po’ di più, di capire le radici che portano poi alla sofferenza umana. Quindi, una formazione in più punti alla dimensione fiduciaria della crescita dei giovani, con attività che sviluppino la capacità di riconoscere le emozioni, di narrarsi e – perché no? – anche l’accettazione dei limiti, delle fragilità: ci sono cose da obiettare, da rinnegare della nostra vita, ma le imperfezioni fanno parte della vita. Quindi, un’ideologia di accettazione dei limiti più o meno espliciti di ogni essere umano.

mercoledì 3 settembre 2014

Aretusa, laboratorio sociorelazionale


Aretusa è un laboratorio socio relazionale, un luogo da cui ripartire, un luogo in cui mettersi in gioco, sperimentando il piacere della relazione con l’altro, attraverso diverse attività utili a vincere le difficoltà e le timidezze provate nelle relazioni interpersonali.
E' un luogo d’incontro dedicato a chi desidera migliorare le proprie relazioni interpersonali, e smettere di sentirsi un po’ solo.

La direzione scientifica è affidata al Prof. Tonino Cantelmi. 

Coordinatrice del progetto è la d.ssa Virginia Franciosa che si avvale dell'aiuto della dott.ssa Alessandra Uliano e della dott.ssa M. Cecilia Innocenzi.
La quota di partecipazione al laboratorio è di 10 euro a settimana.

Per info contattare la dott.ssa Virginia Franciosa al n. 366.4329724 o tramite mail all'indirizzo: virginiafranciosa@gmail.com - www.itci.it


martedì 2 settembre 2014

Salute: mai senza talismano, un'ossessione per 1,8 mln italiani - Tonino Cantelmi




Roma, 2 set. (AdnKronos Salute) - "Dall'abito portafortuna, che diventa una sorta di 'divisa' in occasione degli esami, fino al cornetto da appendere al portachiavi, o alla lettura delle carte. 
Il pensiero magico è diffuso fra gli italiani, che nel 90% dei casi vi ricorrono per controllare l'ansia e cercare di gestire gli imprevisti. 
Ma talvolta il 'responso' di maghi o cartomanti, o il legame con il portafortuna del cuore, finisce per diventare un'ossessione: è il caso del 2-3% degli italiani, 1,8 milioni di persone, 'schiavi' di rituali e oggetti-feticcio tanto importati da influenzare la propria vita". 
Parola dello psichiatra Tonino Cantelmi, docente di Psicologia dello sviluppo all'università Lumsa di Roma, secondo cui "in tempo di crisi il fenomeno aumenta".
"E questo - spiega l'esperto all'Adnkronos Salute - perché in un periodo di forte incertezza economica cresce la ricerca di sicurezza, di qualsiasi cosa in grado di offrire una speranza, una luce nei momenti bui. 
Così si sogna la svolta, magari con una vincita al gioco, e si rispettano rituali a cui si attribuisce il potere di influire sulla realtà. 
Il pensiero magico, infatti - dice l'esperto - è la convinzione che alcuni oggetti o determinate circostanze possano influire sul nostro destino". 
Ebbene, il nostro è in generale un popolo scaramantico. "Per fortuna si tratta nella stragrande maggioranza dei casi di forme 'benigne': tutti abbiamo un portafortuna, un talismano, un oggetto che usiamo per controllare l'ansia. 
E sono davvero poche le persone che non gettano uno sguardo all'oroscopo - dice Cantelmi - magari alla vigilia di un evento importante. 
Il problema scatta quando questi riti finiscono per modificare il nostro comportamento".
E' il caso "di una celebre donna di spettacolo - riferisce lo psichiatra - che prima di qualsiasi decisione di lavoro o d'amore doveva consultare una serie di cartomanti, finendo per rinunciare a occasioni professionali anche importanti. In questo caso la superstizione, da 'alleata' per superare gli imprevisti o chiave di lettura per interpretare eventi o circostanze, è diventata una vera ossessione". 
E a fare la differenza non è, secondo lo psichiatra, la cultura. 
"La superstizione è democratica, come mostra la storia di professionisti, imprenditori o capitani d'azienda che si affidano a guru, maghi e cartomanti. 
Un atteggiamento trasversale, che affonda la sua radice nel bisogno irriducibile di controllare e di dare un senso alla realtà".
Dal ferro di cavallo al cornetto scacciaguai, fino ai tarocchi e agli oroscopi, "i giovani della generazione social non sono affatto immuni alla superstizione. 
Ma, certo, chi ha un atteggiamento più spavaldo in genere si lascia meno controllare da questi talismani. 
Nella mia esperienza, invece, le donne sono più sofisticate nella scelta del portafortuna". 
In generale, poi, "bisogna essere un po' ossessivi al contrario per non guardare mai, nemmeno di sfuggita, il proprio oroscopo: un 'rito' che accompagna la giornata di moltissimi italiani. Che magari ufficialmente non ci credono, ma poi però 'non si sa mai'".
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