Maker Faire,
auditorium Parco della Musica di Roma, una stampante 3D, dal costo di
circa 1.500 euro, lavora silenziosamente ma indefessamente ad un piccolo
e insignificante oggetto domestico, incurante del baccano della folla
che la osserva, si ferma e passa oltre. Una settimana dopo il professor
Tonino Cantelmi, dell'università Lumsa di Roma, avvia il corso di cyber psicologia.
E non per rispondere alla domanda che si poneva Philip Dick col titolo
del suo romanzo "Ma i droidi sognano percore elettriche?", meglio noto
come Blade Runner.
Nel punto di intersezione tra la società liquida teorizzata da Zygmunt Bauman
e la rivoluzione digitale, Cantelmi individua nel suo saggio
Tecnoliquidità - La psicologia ai tempi di internet: la mente
tecnoliquida (ed. San Paolo) la nuova antropologia dell' Homus
Digitalicus 2.0, il mobile born, versione successiva del nativo
digitale. È immerso nel brodo primordiale di una rivoluzione non ancora
giunta a compimento, ma il Digitalicus 2.0 è già da oggi un 'sempre
connesso', col suo smartphone o con il tablet e in un domani ormai
imminente con i Google Glass.
Siamo dunque alla connessione come condizione esistenziale che - si
domanda Cantelmi - mostrando i sintomi di un passaggio evolutivo,
potrebbe portare - e forse ha già portato - alla strutturazione di nuovi
schemi cognitivi e di nuovi processi nella costruzione della propria
identità, individuale e collettiva. Materia per gli psicologi della
prossima generazione.
In questo senso il corso avviato da
Cantelmi segna uno scollinamento definitivo. L'identificazione della
nascita di un nuovo soggetto sociale, che vive e interagisce con gli
altri in relazioni sempre più tecno-mediate (per oggi sui social network
in forma di intrattenimento, domani chissà) è il punto di approdo e
nello stesso tempo di ripartenza dei tanti interrogativi che l'avvento
della rete - ma più generalmente del digitale - ha sollevato. Partendo
dal semplice (semplice?) ambito tecnologico, la smaterializzazione di
qualsiasi 'documento' trasmissibile e condivisibile per via telematica,
ha generato ampi dibattiti nell'ambito giuridico: il primo è stato il
Diritto d'Autore, messo pesantemente in discussione con il file sharing
musicale del caso Napster, ma ha fatto presto a sfociare anche su altre fattispecie come il Diritto all'oblio (uno dei pregi, ma anche dei difetti della rete, è che non dimentica) o alla 'privacy'. Oppure, come il caso del programma MonsterMind rivelato
da Snowden, nelle questioni di sicurezza nazionale che verrebbe
compromessa sulla base di reazioni automatiche dei sistemi di difesa
(perché con certi algoritmi proprio non si ragiona).
E se le normative sui punti sopraesposti fanno fatica ad adeguarsi
(sempre ammesso che lo si voglia), il tema individuato da Cantelmi
sposta l'inquadratura su un obiettivo ancora più centrale: non il 'cosa'
(che è la rete), non il 'come' si usa, ma gli effetti che ha sul 'chi',
comprendendo tra questi anche e soprattutto i bambini i quali, born
mobile per eccellenza, danno segni di una 'precocizzazione'
comportamentale nei confronti della quale non sempre hanno la struttura
idonea per assorbirla.
Ma la rete è pervadente, liquida appunto, e come tutti i fluidi si
insinua negli interstizi più nascosti del vivere sociale, e fermarla è
impossibile, anche se spesso ci si dimentica di chiedersi da dove
arrivi, di chi sia e chi la governi davvero.
Nel 1947 a La Sorbonne di Parigi, con la nascita dell' Institut de Filmologie, Gilbert Cohen-Séat
non fu solo l'ostetrico della filmologia, ma sancì la nascita
dell'homo videns di sartoriana memoria. Se dunque i dibattiti correlati
alla rete hanno toccato con il corso di Cantelmi il loro punto nodale,
quel che ancora manca è un approccio multidisciplinare e un'elaborazione
sistematica degli scenari possibili sui quali andrà a muoversi - con
che diritti e con che doveri? - l'Homus Digitalicus 2.0, che per ora
esiste 'de facto' ma non ancora 'de iure'. Insomma, esiste il suo
cittadino, ma di questa realtà espansa di internet, di questo
Ultramondo, ancora non se ne certifica appieno l'esistenza. Intanto,
sorda e ottusa, la stampante 3D da 1500 euro del Maker Faire procede
silenziosa verso il suo prossimo lavoro. Il ricambio di un auto o il
pannello di un mobile. In ogni caso, una rivoluzione.
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