Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

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giovedì 14 marzo 2013

Bergoglio deve convincere la Chiesa: non si possono salvare i preti coinvolti - Tonino Cantelmi


Il velo è squarciato. La piaga della pedofilia nella Chiesa da combattere sarà una delle grandi sfide del Papa che verrà. Il professor Tonino Cantelmi, psichiatra cattolico e professore della Gregoriana che ha avuto in cura preti pedofili mette in allerta: «Da dieci anni c'è tolleranza zero verso questi abusi. Ma non basta. Bisogna andare fino in fondo, chiudere con il passato, per troppo tempo si è pensato più alla salvaguardia del prete. Occorre fare giustizia che va appagata». 


Cosa dovrà fare il nuovo Pontefice?
«Continuare sulla strada indicata da Benedetto XVI. Il Papa che con il suo Pontificato ha dato il via libera alle regole che hanno permesso tolleranza zero nei confronti della pedofilia. Il nuovo non potrà che perseguire con questa consapevolezza sociale». 
Cosa c'è ancora da fare?
«Prima di tutto garantire giustizia alle vittime, altrimenti il percorso rimane incompleto. In questi anni molto è stato fatto, il velo di vergogna, di silenzio, di copertura, è stato squarciato. Oggi la consapevolezza sociale è altissima, l'attenzione anche. La pulizia in corso dal duemila in avanti ha iniziato a dare buoni frutti».
Lei cosa suggerisce?
«Inchieste. Indagini in tutte le curie promosse dai vescovi. L'attenzione deve sempre essere ai massimi livelli». 
Il peggio è passato?
«Sì. Dal duemila in poi siamo praticamente a livello zero. Quando si parla di scandali, non bisogna dimenticare che ci riferiamo a episodi accaduti negli anni '70 e '80. Gli anni bui, dove c'è stato un forte cedimento nella formazione nei seminari. Erano gli anni delle contestazioni, del dissenso, anche la Chiesa ha attraversato un momento di grave crisi».
Cosa si sa oggi in più sulla pedofilia?
«Che non si può guarire. Molti vescovi ancora oggi sono convinti che si possano dare nuove possibilità, la rieducazione, la riabilitazione. Parlano di perdono, di conversione. Ma purtroppo dalla pedofilia non c'è ritorno. Il prete non va più considerato un prete, va allontanato e consegnato alla giustizia».
Quanto gli scandali hanno danneggiato la Chiesa? 
«Sono certo che in Italia non tutto è ancora venuto fuori. Occorre invece fare pulizia fino in fondo».

lunedì 4 marzo 2013

La @Politica di Grillo e l’inossidabileTelePolitica di Berlusconi - Tonino Cantelmi


E VOI CHE NE PENSATE?? 
LASCIATE QUI IL VOSTRO COMMENTO:
http://notizie.tiscali.it/regioni/lazio/socialnews/Cantelmi/6306/articoli/La-Politica-di-%20Grillo-e-l-inossidabileTelePolitica-di-Berlusconi.html/

di Tonino Cantelmi

I nuovi media non sostituiscono i precedenti, ma si aggiungono. I recenti risultati politici lo confermano. Ma i rapporti di forza tra i media cambiano. Per la prima volta il web batte la TV. Grillo ha rifiutato la TelePolitica ed ha puntato sulla @politica: tutto web e niente TV, carta stampata, manifesti. Berlusconi ha praticamente ignorato il web ed ha continuato a fare TelePolitica.
E’ il segno dei tempi.
Il grande innovatore degli anni ’90 scelse il linguaggio televisivo per proporsi. Scelse il linguaggio telenarcisita dell’apparire, la semplificazione del pensiero, l’immediatezza senza replica del TV-comizio, lo scontro verbale con giornalisti e conduttori, l’immagine e la personificazione della lotta. La contaminazione televisiva della politica raggiunse il suo apice con l’irrompere dell’imprenditore non politico in politica e fu la fine del politichese incomprensibile e del ragionamento astruso. Non che il politichese di maniera non fece resistenza a suo modo, ma il trionfo dell’immagine e la semplificazione del ragionamento trovarono nella Tv la miglior espressione del nuovo modo di fare politica.Questa innovazione ha avuto per l’appunto un grande protagonista in Berlusconi. E in qualche modo la TV mantiene un sostanziale protagonismo, come dimostra la inaspettata rimonta di Berlusconi, dato per morto politicamente solo un mese fa e oggi di nuovo vivo.
Venti anni dopo l’irruzione della contaminazione televisiva del linguaggio politico, una nuova contaminazione sbanca la politica: quella di Grillo. L’immagine lascia il posto alla @parola, al web e al suo linguaggio immediato, senza controllo, a volte insultante, sicuramente sincopato e aforismato, privo di virgole e punti, apparentemente democratico e irriverente verso l’autorità. E’ sul web che si vota, si sceglie, ci si propone, si ragiona, si discute e si annunciano decisioni e scelte. Il format di Grillo passa dalla TV, là dove è nato, al web e viene consegnato ad una massa anonima che sceglie, vota ed elegge un centinaio e più di deputati e senatori altrettanto anonimi. Ecco dunque la @politica, una forma di web democrazia, che esclude una gran parte di persone tecnodisarmate e promuove una nuova tecnocrazia. La tecnocrazia digitale ha un capo, il proprietario del format per l’appunto, il web avatar GrilloCasaleggio, ma in realtà propone una forma di responsabilità web collettiva.
E dunque, almeno analizzando il linguaggio della politica vincente di oggi, dobbiamo dire che dal dominio del politichese siamo passati alla tecnocrazia ed infine alla webcrazia. Ma non completamente. E così abbiamo ben tre linguaggi: il politichese, di gran lunga minoritario e moribondo, il linguaggio telepolitico, ferito, ma non domato e affatto vinto, e l’emergente linguaggio della @politica, che promette di cannibalizzare i vecchi linguaggi.
Berlusconi ha dunque consegnato la staffetta nelle mani di Grillo? Grillo dunque è il miglior interprete della politica nell’epoca della postmodernità tecnoliquida? Se lo pensiamo, benvenuti nella @politica!


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