Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

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venerdì 26 luglio 2013

D'estate saltano i pasti per stordirsi con l'alcol, 300 mila ragazzine a rischio - Tonino Cantelmi


Roma - (Adnkronos Salute) - Piluccano appena il cibo contando ogni caloria, per poi far tardi la sera e bere senza insidiare la linea. E il professor Cantelmi lancia l'allarme drunkoressia. Le vacanze sono il periodo più critico, in aumento le richieste d'aiuto. La storia di tre di loro.

Ragazzine che si alzano tardissimo, saltano i pasti o piluccano appena il cibo contando ogni caloria, per poi far tardi la sera e stordirsi con l'alcol senza insidiare la linea. Ma rischiando il coma etilico.

"L'estate è un periodo particolarmente critico per le drunkoressiche, giovanissime anoressiche che non mangiano per poter bere e sballarsi senza 'sforare' con le calorie. Un fenomeno recente", legato alla moda degli aperitivi, "in forte aumento in Italia". Parola di Tonino Cantelmi, professore di psicologia dello sviluppo alla Lumsa, che segnala all'Adnkronos Salute "il moltiplicarsi di richieste di aiuto" e stima in "300 mila in tutta Italia le 'under 15 anni' a rischio drunkoressia".
"Tantissime e giovanissime - aggiunge - sono le vittime di questa moderna anoressia, che alla privazione del cibo e all'ossessione del controllo attraverso il peso corporeo abbina lo sballo con l'alcol, portando facilmente al coma etilico. Ma anche a problemi con il ciclo, svenimenti e altri disturbi. Nelle ultime settimane - racconta Cantelmi - ho ricevuto una serie allarmante di richieste di aiuto e di chiamate da parte di genitori preoccupati e incapaci di gestire situazioni francamente molto difficili". "Queste ragazzine parlano e vestono come ventenni, ma sembrano totalmente inconsapevoli dei pericoli che stanno correndo. E sembrano non pensare al futuro. L'alcol in quelle dosi, a stomaco vuoto e bevuto cosi' presto e' pericolosissimo. Il fatto di non dover andare a scuola, di non avere orari e di non essere controllate consente a queste ragazzine di autogestirsi e rende il problema meno visibile. Finché non arrivano a stare male davvero. Si tratta di un fenomeno francamente allarmante", conclude Cantelmi che all'Adnkronos Salute racconta la storia di tre di loro.
Nottate fuori a bere con gli amici, giornate chiuse in camera tra Facebook, Instagram ed sms, tanto silenzio, vuoto e niente sogni per il futuro. E' così la vita di tre ragazzine drunkoressiche di nemmeno 15 anni. "Pochi giorni fa, nel giro praticamente di una settimana, ho visitato 3 adolescenti che mi hanno impressionato moltissimo e mi hanno spinto a sollevare il velo su un problema di cui ancora di parla poco", racconta Cantelmi.
"Vedo circa 30 pazienti al giorno: 3 adolescenti in una settimana, tutte ragazzine sotto i 15 anni, anoressiche e con la mania dell'alcol, sono tante". Si tratta di giovanissime accomunate da "uno stile di vita pericoloso, tantissima solitudine, passione per i social network. Ma non solo. Mi impressiona la distanza fra gli adulti coinvolti, o assenti, e queste ragazzine: il vuoto della loro vita, il rapporto con il corpo-involucro da privare del cibo e imbottire di alcol, tra abiti griffati e piercing. Ma soprattutto l'assenza di ogni pensiero sul futuro". La prima, chiamiamola Viola, e' una ragazzina di 14 anni, "bellina, un po' rotonda ma non certo grassa", trascinata dallo psichiatra da un parente, che "maneggia sesso, alcol e droga come un'adulta. E' arrabbiata con la vita, a dieta spropositata per combattere i chili di troppo (salvo lanciarsi in abbuffate spropositate), si ubriaca e digiuna troppe sere a settimana, cambia un ragazzo a notte, ha provato gia' cocaina e sesso di gruppo. Curatissima e griffata, ha 14 anni ma sembra una ventenne e parla come una ventenne. Alla domanda 'ma che vuoi fare nel futuro?', mi risponde solo: 'Boh'". Dal colloquio, secondo lo psichiatra, emerge la rabbia di Viola, ma senza motivazioni precise. E una vita senza regole. "Mi ha detto - racconta Cantelmi - di alzarsi verso le tre del pomeriggio. Poi va su Facebook. E non mangia. Mi ha spiegato: 'Non vedi che sono grassa?'". Secondo lo psichiatra la ragazzina non e' grassa, ma lei non e' d'accordo. Il resto della giornata lo passa "scrivendo su FB", come racconta lei, "piu' o meno delle cavolate". Alla domanda su chi governa l'Italia, Viola risponde sicura: "Grillo" e poi: "Ma che domande sono? Non sei uno psichiatra?".
Come lei c'e' Francesca, 15 anni e mezzo. "Vive a Parigi da sola, mantenuta dalla madre, separata, con una storia familiare complessa", racconta lo psichiatra. Anche per lei digiuni forzati e bevute serali notturne, e gia' diversi coma etilici. "Ma anche tagli simmetrici, sulle cosce, fatti con lamette, coltellini e graffette. Francesca mi ha detto che, quando se li fa, prova piacere, si sente viva". E al medico che cercava di capire: "L'alcol evapora - spiega la ragazza - e con lui il mio cervello. Perche'? Perche' cosi' non penso al dolore". Francesca a Facebook preferisce Instagram. "Mi ha detto - riprende Cantelmi - che posta le sue foto, per sentire di esistere. Instagram e tagli, alcol e niente cibo". Poi c'e' Virginia. "Anche qui il colloquio e' punteggiato di 'Boh', micidiali colpi alle nostre pretese adulte", riflette Cantelmi. Virginia e' la piu' giovane delle tre, 13 anni appena, un look pesante, con piercing e capelli intrecciatissimi. "La accompagnano a studio i genitori. Lui un libero professionista in giacca e cravatta, in pieno luglio, lei insegnante". Con loro Virginia non parla. La sua giornata prevede ore e ore chiusa in casa, al computer, sempre su FB. E poi uscite tutte le sere, in cui mangia solo schifezze, per il resto digiuna sempre e torna ubriaca. "Non mancano i problemi a scuola, dove a detta dei genitori gli insegnanti non l'hanno capita, lunghi silenzi e tanti 'Boh'. Si tratta di tre storie che mi hanno colpito profondamente: c'e' tanto vuoto, e soprattutto l'assenza di ogni pensiero sul futuro, a neanche 15 anni", conclude lo psichiatra.

PSICONEURONCOLOGIA - CORSO ECM 23 settembre 2013


PROGRAMMA DEL CONVEGNO:
Saluti Istituzionali 
•    Prof. Lucio Capurso: Direttore Generale

•    Dr.ssa Marina Cerimele: Direttore Sanitario 

•    Dott. Ruggero Di Biagi: Ordine dei Medici Roma

Interventi:

•    M. Maschio, L. Dinapoli: Il caso dell’epilessia tumorale: qualità di vita e trattamenti terapeutici
  - Inquadramento diagnostico e terapeutico (M. Maschio)
  - Qualità di vita e valutazione neuropsicologica (L. Dinapoli)

•    T. Cantelmi, C. Cacace: Depressione e Cancro 
•    S. Torelli, E. Ricciardulli, A. D’Andrea, T. Cantelmi: Ti racconto un sogno: il Social Dreaming in Oncologia
 
Simposio Tematico

•    F. Didonna: Mindfulness in Oncologia

QUESTIONARIO ECM

•    Lunch Time 

14.30 – 15.30
: Sessione riservata ai delegati Regionali dell’AIPPC

Il corso attribuisce 4,5 crediti ECM per le seguenti professioni:
  • Medico Chirurgo (tutte le discipline)
  • Psicologo
  • Infermiere
  • Assistente Sanitario
  •  Educatore Professionale
  • Tecnico della Riabilitazione Psichiatrica
  • Tecnico di Neurofisiopatologia
  • Terapista Occupazionale


Info & modalità di iscrizione
La partecipazione al Convegno è gratuita previa iscrizione

Segreteria organizzativa:
Sig.ra Maria Maiorano - Area di Supporto alla Persona.
Dr.ssa Giorgia Vinci – ITCI Roma - gvinci@itci.it

Tel/Fax: 0644247115 - 3314634451


Coordinamenti Scientifico:
Prof. Tonino Cantelmi: Responsabile Area di Supporto alla Persona, Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e Istituto Dermatologico San Gallicano –  IFO Roma
Dr.ssa Marta Maschio: Area di Supporto alla Persona, Responsabile Centro per la Cura dell’Epilessia Tumorale, Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e Istituto Dermatologico San Gallicano –  IFO Roma
Il convegno è svolto con la collaborazione 

Con il Patrocinio di:


giovedì 18 luglio 2013

Caro Sindaco, estistono gli ultimi degli ultimi: i problemi gestionali della Salute Mentale - Tonino Cantelmi


E VOI CHE NE PENSATE?? 
LASCIATE QUI IL VOSTRO COMMENTO:

di Tonino Cantelmi

Caro Sindaco, la città di Roma Capitale potrebbe diventare un modello per la tutela della Salute Mentale nelle grandi aggregazioni urbane?

I dati epidemiologici consentono di affermare che un adulto su quattro nel corso della vita presenta disturbi psichici e che solo il 10% delle persone con disturbi psichici accede alle cure del servizio pubblico. I dati epidemiologici evidenziano anche la necessità di fornire risposte adeguate a disturbi particolarmente diffusi, come la depressione, i disturbi d’ansia e i disturbi alimentari psicogeni. L’ultimo sondaggio condotto dalla DOXA per conto del consorzio MENS (che raggruppa Società Scientifiche e Associazioni di familiari), reso pubblico dal Ministero della Salute nel recente passato, ha evidenziato che la maggioranza degli italiani è insoddisfatta della attuale situazione.

Nessuno può mettere in dubbio la vera conquista della psichiatria italiana compiuta nell’ultimo quarto di secolo: si è passati, non senza difficoltà, dalla logica custodialistica e segregatrice del manicomio alla cura ed alla presa in carico del territorio, inteso come risorsa autenticamente terapeutica. Secondo però alcuni rapporti dell’OMS questo è avvenuto soprattutto attraverso un carico improprio attribuito alle famiglie. In Italia, per esempio, purtroppo sono ancora troppo poche le famiglie che accedono ad un trattamento psicoeducativo ritenuto fondamentale nella cura della schizofrenia.

Un altro dato davvero significativo è costituito dai formidabili cambiamenti che riguardano le scienze psichiatriche. E’ stato osservato come il recupero di una dimensione biologica e medica, i progressi e le innovazioni farmacologiche e lo svilupparsi di terapie integrate, senza sottovalutare gli aspetti psicologici e sociologici, abbiano determinato un sostanziale evolversi delle modalità di intervento e valutazione, evoluzione che se da un lato appare ineludibile, dall’altro spinge verso la necessità di un cambiamento ulteriore. Infatti i progressi nella diagnosi e nelle terapie, l’emergenza di nuove e non sottovalutabili patologie, la presenza di psicopatologie gravi e persistenti, il cui peso è tuttora scaricato sulle famiglie, il tema della cosiddetta “nuova cronicità” e, infine, l’esigenza di adeguare gli interventi attuati a standard farmacologici e socioriabilitativi determinano la necessità di rivedere la configurazione dell’assistenza psichiatrica.

Così come suggerito da molti osservatori, è possibile indicare alcune priorità circa il processo di cambiamento in atto.

a.    In funzione dei bisogni dei pazienti e rispettando la centralità dell’assistenza psichiatrica territoriale occorre prevedere in modo omogeneo l’articolazione di strutture e servizi organizzati in rete. In particolare occorre prevedere una rete integrata di strutture di assistenza psichiatrica che su tutto il territorio garantiscano:


-    l’assistenza psichiatrica ambulatoriale e domiciliare, attraverso i Centri di Salute Mentale (che a Roma attualmente presentano gravi lacune organizzative e scarse risorse professionali)

-    l’assistenza psichiatrica ospedaliera per le persone con disturbi mentali in fase acuta, attraverso i Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura ospedalieri (al momento attuale la rete degli SPDC non copre in modo adeguato le necessità della popolazione della città di Roma)

-    l’assistenza psichiatrica e la riabilitazione per le persone affette da disturbi mentali in fase di postacuzie o di subacuzie, attraverso i Day Hospital, le Comunità Terapeutiche.

-    l’assistenza psichiatrica residenziale per le persone affette da disturbi mentali in fase cronica, non assistibili a domicilio, attraverso Residenze Protette.


b.    Le problematiche psicopatologiche connesse con l’abuso di sostanze richiedono una integrazione tra Servizi per le Dipendenze (troppo spesso abbandonati a se stessi) e Dipartimenti di Salute Mentale, specie nell’area della doppia diagnosi, integrazione che preveda anche la creazione di strutture integrate.

c.    Poiché è elevata la frequenza con la quale i disturbi mentali esordiscono nell’infanzia e nell’adolescenza, si rende necessario il potenziamento dell’attività di intervento psichiatrico in età infantile e sugli adolescenti, al fine di mettere in atto interventi tempestivi.


Caro Sindaco, lei dirà: “Ma queste sono competenze della Regione!”. No, i poteri di Roma Capitale danno molte responsabilità anche a lei.


Esistono gli ultimi degli ultimi: le persone con disturbi psichici gravi e le loro famiglie. E’ a loro che dovremmo guardare, al di là di ideologie e di inutili polemiche. L’assistenza psichiatrica in Italia è figlia di una legge di oltre trent’anni fa, che fu un significativo progresso. Ma se guardiamo alla sofferenza non dobbiamo avere tabù: è necessario cambiare passo e abbandonare pregiudizi e sterili ideologie, per garantire anche agli ultimi degli ultimi dignità e qualità di vita. E, se avrà la pazienza di ascoltare operatori, famigliari e associazioni, scoprirà che Roma Capitale può fare molto per i suoi cittadini anche nel campo della Salute Mentale.
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