Una città cambiata
radicalmente, in cui le nuove reti di comunicazione modificano i paradigmi
delle relazioni umane; una città in cui i network tecnoliquidi
"sacrificano" in nome dell'efficienza e della rapidità i valori
dell'empatia, della solidarietà umana, dell'incontro autentico.
In
questo scenario postmoderno, anche la Chiesa lametina vuole raccogliere la
sfida della nuova evangelizzazione e dà inizio al nuovo anno pastorale
riflettendo su come è possibile evangelizzare in una città senza punti di
riferimento stabili, in cui tuttavia rimane vivo il desiderio degli uomini di
senso e di risposte definitive.
"Il Concilio Vaticano II ci indica le strade nelle quali noi cristiani
possiamo incontrare gli uomini del nostro tempo". Così il Vescovo Mons. Luigi Cantafora che, in apertura dei lavori, moderati
da Don Giacomo Panizza, ha
ricordato la coincidenza tra l'inizio del Nuovo Anno Pastorale, il
cinquantesimo anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano III e i 50 anni
delle Acli a Lamezia. Cantafora, nella sua meditazione, ha toccato i temi della
crisi e della disoccupazione come "le gravi emergenze della nostra
comunità lametina", ma anche in questa realtà "non può mancare la
testimonianza cristiana che apre i cuori alla speranza" e fa capire che
"Cristo è la risposta al desiderio di pienezza e di senso dell'uomo"-
Quali sono i rischi della "città tecnoliquida"? Per il Prof. Tonino Cantelmi della Pontificia Università
Gregoriana, nelle città di oggi "si svolge un dialogo drammatico tra
nativi digitali e immigrati digitali" e sin da bambini si è sottoposti
"a un'immersione prepotente e invasiva nella tecnomediazione che da un
lato genera efficienza, rapidità, e al tempo stesso fa perdere la capacità di
capirsi e di avere degli incontri autentici".
Il docente ha evidenziato che "nessuna tecnologia può sostituire quel
desiderio di incontro autentico con l'altro che è inscritto nell'essere
umano" e che richiede tempo, riflessione, aspetti messi in discussione da
una realtà dove "la prima regola è la velocità" e le relazioni sono
sempre più fugaci e destinate al "consumo immediato".
Ma questo "nuovo mondo" determinato dalle nuove tecnologie può
essere una provocazione per i cristiani del nostro tempo? A partire da
questa domanda, la riflessione di Don
Luca Pandolfi, Professore alla Pontificia Università Urbaniana,
richiamandosi ai discorsi pronunciati da Papa Giovanni XXIII in apertura del
Concilio Vaticano II, ha colto nelle parole del Papa Buono la svolta di una
Chiesa che "non guarda alla modernità come se fosse tutta una
catastrofe", una Chiesa che "supera lo steccato che divide tra buoni
e cattivi", comprendendo "che Dio può parlare anche in quel mondo che
sta fuori dal Tempio".
"La strada della nuova Evangelizzazione" – ha asserito il
sacerdote – "io non la so, ma siete voi a doverla trovare insieme, non
sentendovi dipendenti del Parroco, ma sentendovi adulti", recuperando
"lo spirito conciliare di una Chiesa che si mette insieme nella
diversità" senza la pretesa dell'omologazione della Torre di Babele ma di
realizzare una "nuova Pentecoste", "che sappia accogliere uomini
e donne di ogni lingua, popolo e nazione".
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