#Off4aDay: che cos’è e come si combatte il cyber-bullismo
di Filippo Piva
La psicologa Michela Pensavalli ci spiega i problemi e i
pericoli legati a questo fenomeno, che oggi arriva a coinvolgere quasi
un terzo dei ragazzi.
“I modi in cui si può essere bullizzati su internet sono molteplici – spiega la psicologa -. C’è chi riceve in continuazione insulti e minacce
da parte di una singola persona o da un gruppo di utenti, anche sul
cellulare o via mail, chi viene denigrato attraverso la pubblicazione di
foto o di informazioni più o meno vere, chi vede la propria identità
sui social rubata da qualche sconosciuto.
Sono problemi che
possono diventare anche molto seri, e che riguardano o hanno riguardato
in qualche modo quasi un terzo dei ragazzi di oggi”. Già, problemi seri,
di cui però a volte è difficile parlare in famiglia.
Perché i genitori, spesso, non comprendono appieno le dinamiche sociali
legate al web, e quindi faticano a proporre soluzioni idonee.
Cancellarsi da ogni social o smettere di frequentare certi siti, per
esempio, è pressoché inutile.
“Su internet il tam tam è veloce, e la rimozione totale di un
contenuto, che sia una semplice frase, una foto o un video, è
praticamente impossibile – continua la dottoressa Pensavalli -. Molte
volte i ragazzi si sentono imbarazzati a rivolgersi ai propri genitori, o
hanno addirittura paura. Paura di una vittimizzazione
eccessiva, che potrebbe per esempio portare un genitore a pretendere la
cancellazione del figlio da Facebook e affini, o addirittura di una colpevolizzazione, al grido di “te la sei cercata”. E allora decidono di non dire nulla, e di continuare a subire in silenzio”.
Un genitore, però, può e deve accorgersene. “Se nostro figlio dà
segnali di irascibilità, inizia a soffrire di insonnia o accusa un
drastico peggioramento a scuola, dobbiamo capire che qualcosa non sta
procedendo al meglio – suggerisce la psicologa -, e dunque indagare. Con
discrezione, sia chiaro. Per esempio, è possibile monitorare la sua
attività su internet, magari condividendo lo spazio in cui viene
utilizzato il computer. Attenzione, però, all’uso dei social: diventare “amici”
virtuali del proprio figlio potrebbe creare confusione nel rapporto,
che deve sempre e comunque rimanere quello tra un adulto responsabile e
un ragazzino”.
Per il resto, anche grazie alle nuove linee abilitate vedi Off4aDay, è
sempre meglio rivolgersi a un esperto. “Il servizio consente di
consultare una serie di professionisti, dal terapeuta alla Polizia Postale
– conclude la dottoressa -. Queste persone potranno aiutare nella
definizione del problema: partendo dal capire se quello in cui si è
incappati è effettivamente un caso di cyber-bullismo, fino ad eventuali
azioni legali”.
Nessun commento :
Posta un commento