Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

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venerdì 23 ottobre 2015

#Off4aDay - intervista magazine CQ Italia


#Off4aDay: che cos’è e come si combatte il cyber-bullismo

di Filippo Piva

La psicologa Michela Pensavalli ci spiega i problemi e i pericoli legati a questo fenomeno, che oggi arriva a coinvolgere quasi un terzo dei ragazzi.

Parlare di cyber-bullismo non è semplice come potrebbe sembrare. Perché si tratta di un fenomeno che può colpire sia gli adulti sia i bambini, e soprattutto quando a essere coinvolti sono i più piccoli si rischia di non affrontare il problema nella misura e nel modo corretti. “Per questo è importante parlarne con chi può fornire un aiuto concreto”. A parlare è la dottoressa Michela Pensavalli, che presenta l’iniziativa #Off4aDay: uno sforzo congiunto di Moige e Samsung per combattere il cyber-bullismo, attraverso l’attivazione di una linea telefonica (393/300.90.90) e di una casella mail (help@off4aday.it) attraverso cui mettersi in contatto con esperti in materia.
“I modi in cui si può essere bullizzati su internet sono molteplici – spiega la psicologa -. C’è chi riceve in continuazione insulti e minacce da parte di una singola persona o da un gruppo di utenti, anche sul cellulare o via mail, chi viene denigrato attraverso la pubblicazione di foto o di informazioni più o meno vere, chi vede la propria identità sui social rubata da qualche sconosciuto.
Sono problemi che possono diventare anche molto seri, e che riguardano o hanno riguardato in qualche modo quasi un terzo dei ragazzi di oggi”. Già, problemi seri, di cui però a volte è difficile parlare in famiglia. Perché i genitori, spesso, non comprendono appieno le dinamiche sociali legate al web, e quindi faticano a proporre soluzioni idonee. Cancellarsi da ogni social o smettere di frequentare certi siti, per esempio, è pressoché inutile.
“Su internet il tam tam è veloce, e la rimozione totale di un contenuto, che sia una semplice frase, una foto o un video, è praticamente impossibile – continua la dottoressa Pensavalli -. Molte volte i ragazzi si sentono imbarazzati a rivolgersi ai propri genitori, o hanno addirittura paura. Paura di una vittimizzazione eccessiva, che potrebbe per esempio portare un genitore a pretendere la cancellazione del figlio da Facebook e affini, o addirittura di una colpevolizzazione, al grido di “te la sei cercata”. E allora decidono di non dire nulla, e di continuare a subire in silenzio”.
Un genitore, però, può e deve accorgersene. “Se nostro figlio dà segnali di irascibilità, inizia a soffrire di insonnia o accusa un drastico peggioramento a scuola, dobbiamo capire che qualcosa non sta procedendo al meglio – suggerisce la psicologa -, e dunque indagare. Con discrezione, sia chiaro. Per esempio, è possibile monitorare la sua attività su internet, magari condividendo lo spazio in cui viene utilizzato il computer. Attenzione, però, all’uso dei social: diventare “amici” virtuali del proprio figlio potrebbe creare confusione nel rapporto, che deve sempre e comunque rimanere quello tra un adulto responsabile e un ragazzino”.
Per il resto, anche grazie alle nuove linee abilitate vedi Off4aDay, è sempre meglio rivolgersi a un esperto. “Il servizio consente di consultare una serie di professionisti, dal terapeuta alla Polizia Postale – conclude la dottoressa -. Queste persone potranno aiutare nella definizione del problema: partendo dal capire se quello in cui si è incappati è effettivamente un caso di cyber-bullismo, fino ad eventuali azioni legali”.

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