di Susanna Basile
A volte capita di passare per Roma e partecipare a un convegno (al Teatro Centrale in via Celsa 6, Largo Argentina) interessante, interattivo e istruttivo con tanto di aperitivo e spaghettata con vino siciliano doc.
“Tecnoliquidità 2015. La psicologia ai tempi della digitalmind” dove il liquido ovviamente è lo schermo a cristalli liquidi e la Tecno sta per gli “smartphoneipadiphonsamsungandroid” e quant’altro serve per comunicare in maniera virtuale.
Il 15 giugno dalle 18.30 alle 22.00 i Wifi erano fuori servizio e l’utilizzo dei metodi alternativi in auge in un teatro gremito da tanta gente: dagli addetti ai lavori agli studenti e alle persone che per una volta hanno deciso di uscire allo scoperto e incontrarsi, parlarsi e comunicare le proprie impressioni, i propri vizi e virtù sull’uso e abuso del digitale.
Il moderatore, il giornalista Giuseppe Marchetti Tricamo, i relatori, lo psichiatra Tonino Cantelmi, Vincenzo Caretti psicoterapeuta, Luigi Janiri psichiatra, Maria Beatrice Toro psicologa, Marina D’Amato sociologa, ci hanno raccontato dei legami affettivi su web che non hanno un off line e che ci forniscono un quadro di psicopatologia dei nuovi scenari evolutivi, dove il sesto potere dell’homo technologicus la fa da padrone o da schiavo visto che è in arrivo il compagno ideale: il robot umano da compagnia.
Ci illustrano con video shock quale sarà il nostro futuro già in atto alle prese con il Tor project, il lato oscuro della rete, la tecno-perversione online grooming Cyber-stalking, cioè la psicopatologia del molestatore assillante che avvia sui vari social networks una serie di strategie degni di un serial killer.
Senza parlare dei nuovi Human Robot Interaction Social, robot da compagnia gli HRI che indubbiamente scateneranno sindromi da cyber attaccamento affettivo.
E che dire della nuova “gratificazione social” che ha superato anche la fruizione del porno su web: il reward parla di se e non legge le cose degli altri, crea e progetta un’esperienza per come la si condividerà su web, caratteristica della nuova generazione Y individuata per tutti i nati dal 2000 in poi.
Tra l’altro la quantità di condivisioni e di like influiscono (come da dimostrazioni scientifiche monitorate) sull’aumento della dopamina, ormone della gratificazione e felicità meglio degli psicofarmaci: e quando nessuno ci condivide o ci mette i like? La depressione profonda!
Il non esistere su web creerà nuovi circuiti di solitudine anafettiva.
Ma niente paura se il narcisismo allo stato puro è quello che ci rende ectoplasmi con bisogno d’amore infinito in grado di immaginarci vibrazioni di messaggi inesistenti, la nostra ultima spiaggia resterà sempre il favoloso cane robot prossimamente in vendita nei migliori negozi di animali virtuali.
E per non essere degli asocial network abbiamo pure avuto una Twitter Discussion con Michela Pensavalli e Michela De Luca.
Un’ultima raccomandazione se avete dei figli di generazione Y; non tentate di emularli e fatevi insegnare quello che già scorre nelle loro vene e che compone il loro DNA. È vero che il contatto non può sostituire un robot ma fate in modo che il vostro contatto sia diverso da quello virtuale e portateli a fare una bella passeggiata.
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