Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

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lunedì 28 maggio 2012

Come cambia il modo di amare nel tempo delle nuove tecnologie: convegno al Vicariato di Roma - intervista



notizia del 25/05/2012 12.05.12


Domani mattina, il Vicariato di Roma ospiterà il convegno “Clikk@more”, un insieme di riflessioni sui sentimenti al tempo della rete. Ad aprire i lavori sarà il professor Tonino Cantelmi, presidente dell’Associazione italiana psicologi e psichiatri cattolici e dell’Istituto di terapia cognitivo interpersonale, organizzatore dell’evento. Obiettivo degli interventi in programma, tra cui quello di don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile, che ha promosso il convegno, è di offrire spunti sull’impatto che le nuove tecnologie hanno sul modo di concepire l’amore e i rapporti fra persone. Sarà presente anche la dott.ssa Maria Beatrice Toro, che parlerà di legami familiari liquidi e loro effetti sull’infanzia. Sul tema dell’appuntamento, Gina Maradei ha intervistato ladott.ssa Michela Pensavalli, psicologa e psicoterapeuta:RealAudioMP3


R. – Il convegno nasce come un momento di riflessione. E’ una sfida a capire se oggi è possibile potersi rilanciare in relazioni affettive stabili e durature e non in relazioni che durino poco tempo e che siano prevalentemente tecno-mediate.

D. - “Scusa se non ti chiamo più amore” è, oltre al tema del suo intervento, il titolo del libro che lei ha scritto insieme al prof. Cantelmi. Cosa significa?

R. – E’ un libro che rappresenta una sorta di piccolo vademecum alla comprensione del nostro modo di amare. Noi abbiamo uno specifico stile affettivo, così li abbiamo chiamati; stile affettivo fobico, stile affettivo depressivo o abbandonico, stile affettivo perfezionistico, che può essere anche di tipo ossessivo. Quindi, riconoscendo il nostro modo di amare, a partire dalle nostre prime relazioni con i genitori e con le figure significative, possiamo capire i nostri intralci per amare qualcuno autenticamente, dove è possibile migliorarci e verso quale direzione possiamo andare per far funzionare meglio le relazioni di coppia.

D. – Al tempo di Internet chi è, principalmente, che si rifugia negli amori virtuali?

R. – Sono persone che prevalentemente hanno difficoltà nella "vita off line" ad avere relazioni paritarie e soddisfacenti. Il "retomane" può esserlo "per azione" e, quindi, le classiche persone che adescano attraverso la Rete qualcuno e quindi sono spesso malintenzionati, o intenzionati per fini commerciali, ad esempio; oppure le persone retomani per fuga, quelle persone che vivono una dimensione affettiva insoddisfacente e che quindi compensano all’interno del mondo tecno-mediato quello che manca nella loro vita reale e queste sono le persone verso cui prevalentemente noi rivolgiamo l’attenzione nei nostri studi psicoterapeutici.

D. – Oggi perché non ci si sofferma più sulle proprie emozioni, è solo questione di ritmi frenetici che la vita ci impone?

R. - Abbiamo difficoltà ad emozionarci perché le emozioni sono troppo a portata di mano e paradossalmente c'è questo viverle senza mediazioni, senza sforzo, senza mediazioni dovute alla nostra intenzionalità, cioè il mettere la testa, il cuore, il rischio, il pericolo di sporcarsi le mani in una relazione dove l’altro ci stia ad osservare. Questo non è così semplice oggigiorno; c’è molta confusione e la tecno-mediazione, cioè il computer, la digitalità, il cellulare sono tutti mezzi per agevolare la relazione ma in realtà creano anche parecchi equivoci e non è così facile poi sentire l’autenticità dall’altra parte dello schermo.

D. - Cosa c’è bisogno di riscoprire, allora?

R. – Sicuramente c’è bisogno di avere coraggio, avere coraggio di entrare e di stare nel conflitto, avere coraggio di rinunciare agli schemi di perfezione che viviamo oggi, avere coraggio di essere testimoni autentici per i nostri figli e quindi abbandonare anche gli schemi troppo lontani da noi di una perfezione che non riusciamo poi a portare avanti giorno dopo giorno; quindi essere ogni giorno un po’ più vicini alla verità di ciò che noi siamo davvero dentro, anche mostrando i nostri difetti, che sono perlopiù le cose che spesso invece mettiamo a tacere in una forma di narcisismo sfrenato che esalta solo e soprattutto gli aspetti positivi che ognuno di noi ha.

1 commento :

  1. Complimenti per l'intervista, davvero molto interessante! Il discorso sui retomani mi ha fatto pensare all'internet addiction disorder, che credo sia profondamente collegato alla retomania, e in generale alle forme di dipendenza da social network, gaming online e così via. Credo che dietro a disturbi e dipendenze di questo tipo si celi una reale paura o incapacità di stabilire delle relazioni reali o non solo virtuali, senza il filtro e la protezione dello schermo di un pc, ma come spiega benissimo l'intervistata, stabilire relazioni solo tramite internet non è sano...non demonizziamo la tecnologia, ma impariamo ad usarla a nostro vantaggio e non a nostro svantaggio!

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