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L'invito a riscoprire la bellezza di «guardarsi negli occhi» nel corso del convegno "Clikk@more", promosso dall'Ufficio diocesano per la pastorale giovanile e dall'Itci di Cantelmi di Nicolò Maria Iannello |
Amore e sentimenti sempre più superficiali, nell’era di Internet.. Ha lanciato l’allarme sabato scorso (26 maggio), nel palazzo del Vicariato, il convegno "Clikk@more" promosso dall’Ufficio diocesano per la pastorale giovanile e dall’Istituto di terapia cognitivo interpersonale (Itci), guidato da Tonino Cantelmi, psichiatra, il primo in Italia a occuparsi dell’impatto delle tecnologie digitali sulla mente e di “dipendenza da Internet”. Al tavolo dei relatori, insieme a don Maurizio Mirilli, direttore del Servizio diocesano per la pastorale giovanile, Maria Beatrice Toro e Michela Pensavalli, psicologhe e psicoterapeute, ricercatrici presso l’Itci, che hanno discusso intorno ad alcuni concetti divulgati da Cantelmi negli ultimi anni.
Idee e teorie introdotte dall’esperto in un video: «L’uomo tra 10 anni sarà più depresso e dipenderà da nuovi paradisi, come la tecnologia, il sesso, il gioco». Un grave rischio, in particolare, deriva dal ricorso alle tecnologie per stringere relazioni umane ed è rintracciabile nella «dissociazione fra le emozioni che rappresentiamo nella rete e quelle che viviamo nella realtà». E questa è solo una delle possibili conseguenze della tecno-mediazione dei rapporti, insieme alle trasformazioni subite dal nostro cervello che «diventa sempre meno empatico e meno simbolico». Per questo, ha precisato Cantelmi, «le tecnologie sono un mondo che dobbiamo imparare ad abitare» per essere ancora in grado «guardarci negli occhi».
A partire da questi temi e sulla scia del pensiero del sociologo polacco Zygmunt Bauman, Maria Beatrice Toro, psicoterapeuta dell’infanzia, ha parlato di «famiglia liquida», indagando nello specifico il legame genitore-figlio: «Oggi sono in crisi sia i bambini, nei quali aumentano i disturbi mentali e del comportamento, sia i genitori che hanno difficoltà a prendersi cura dei figli». Tracciando quindi un profilo della famiglia post-moderna, la ricercatrice ha evidenziato un capovolgimento dei ruoli dato che «non sono più i figli ad avere bisogno dei genitori ma il padre e la madre ad avere bisogno dei bambini per appagare il loro benessere emotivo». Così crescono «figli che sentono sulle spalle le aspettative degli adulti» e si delineano genitori «“adultescenti”, cioè che non maturano una volta per tutte».
Presentando la sua esperienza di psicoterapia per adulti, Michela Pensavalli, invece, ha spiegato che i giovani di oggi hanno grandi «difficoltà a riconoscere e a descrivere le emozioni» a causa dei nuovi media che li abituano a «un linguaggio povero e non consentono loro di entrare fino in fondo in una relazione». E oggi che «le tecnologie sono un’estensione di noi stessi», molti altri sono i cambiamenti di natura antropologica da segnalare, secondo la studiosa, come «l’incapacità di avere una storia duratura, la diffusione di nuovi costumi sessuali, la tendenza ad avere relazioni ambigue o a non accettare i limiti di noi stessi e delle persone che amiamo».
Ma quale amore conta oggi? È la domanda rilanciata da don Mirilli in conclusione dei lavori. Un interrogativo che «esige un’unica risposta» in un tempo in cui «è facile con un click dire “mi piace” o “non mi piace” e si vive sull’onda delle sensazioni». L’amore autentico, ha ribadito con forza il presbitero, è quello «oblativo, che si offre, costruisce e progetta e sa fare delle rinunce». Un amore che va testimoniato ai giovani. Dai genitori innanzitutto, «che devono fare vivere ai figli l’esperienza di un amore grande».
28 maggio 2012
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Psicologa - Psicoterapeuta
Via di Santa Costanza, 62 – 00198 Roma
"La fortuna più grande che si possa avere nella vita è amare ciò che si fa e riuscire sempre a sognare per il futuro"
Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale
lunedì 28 maggio 2012
Giovani: Con le nuove tecnologie relazioni meno empatiche
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Come cambia il modo di amare nel tempo delle nuove tecnologie: convegno al Vicariato di Roma - intervista
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Clikk@amore
Perchè un convegno sull'amore e sull'affettività ai tempi di internet?
Categorie: convegno, Internet, Società e Varie Pubblicato da Redazione Frews
Perché un convegno sul tema dell’amore e dell'affettività?
Dott. Michela Pensavalli: In un'epoca liquida in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Il convegno affronta la tematica dell’amore in tempi di liquidità mediatica, spiegando come funzionano i meccanismi di questa nuova realtà, offrendo spunti di riflessione per capire come è cambiato l’ Amore in seguito all’introduzione di Internet, dal punto di vista comunicativo, comportamentale e sociale.
L’amore è al centro dell’attenzione di molti. O Ci sono persone che lo cercano e persone che soffrono per amore. Dove è possibile trovare aiuto?, giacché nel campo psicologico ci sono tante scuole diverse, e magari alcune che non aiutanob veramente a trovare la giusta soluzione?
Dott. Michela Pensavalli: Ad oggi la psicoterapie più accreditate sembrano essere quelle cognitiviste. La Psicoterapia Cognitivo Interpersonale, in particolare, rappresenta un approccio integrato in quanto affronta l’esigenza clinica di trattare i pazienti con problemi relazionali. Lo svolgimento dell’iter di psicoterapia, prevede la costruzione di un clima collaborativo col paziente, laddove egli è visto come il principale esperto
di se stesso e dei suoi disturbi, mentre il terapeuta è il principale esperto delle strategie e delle tecniche per risolverli. Terapeuta e paziente costruiscono il setting di esplorazione e conoscenza delle dinamiche profonde che si vanno esprimendo anche nel contesto della relazione terapeutica.
Secondo lei, quando è che una persona deve chiedere aiuto psicologico nel campo affettivo?
Dott. Michela Pensavalli:Quando si è alla continua e incessante ricerca della felicità, di una realizzazione di sé, di una pace interiore attraverso un rapporto con un oggetto o un evento o una persona e questa ricerca prevarica la quotidianità in ambito sentimentale, lavorativo e relazionale, allora può essere utile affidarsi ad un intervento psicoterapeutico. Attraverso questo aiuto, la persona sperimenta nuovi atteggiamenti e riprende, passo dopo passo, la padronanza della propria vita e la direzione scelta da perseguire nei vari ambiti della quotidianità.
Dott. Michela Pensavalli: In un'epoca liquida in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri sentimenti. Il convegno affronta la tematica dell’amore in tempi di liquidità mediatica, spiegando come funzionano i meccanismi di questa nuova realtà, offrendo spunti di riflessione per capire come è cambiato l’ Amore in seguito all’introduzione di Internet, dal punto di vista comunicativo, comportamentale e sociale.
L’amore è al centro dell’attenzione di molti. O Ci sono persone che lo cercano e persone che soffrono per amore. Dove è possibile trovare aiuto?, giacché nel campo psicologico ci sono tante scuole diverse, e magari alcune che non aiutanob veramente a trovare la giusta soluzione?
Dott. Michela Pensavalli: Ad oggi la psicoterapie più accreditate sembrano essere quelle cognitiviste. La Psicoterapia Cognitivo Interpersonale, in particolare, rappresenta un approccio integrato in quanto affronta l’esigenza clinica di trattare i pazienti con problemi relazionali. Lo svolgimento dell’iter di psicoterapia, prevede la costruzione di un clima collaborativo col paziente, laddove egli è visto come il principale esperto
di se stesso e dei suoi disturbi, mentre il terapeuta è il principale esperto delle strategie e delle tecniche per risolverli. Terapeuta e paziente costruiscono il setting di esplorazione e conoscenza delle dinamiche profonde che si vanno esprimendo anche nel contesto della relazione terapeutica.
Secondo lei, quando è che una persona deve chiedere aiuto psicologico nel campo affettivo?
Dott. Michela Pensavalli:Quando si è alla continua e incessante ricerca della felicità, di una realizzazione di sé, di una pace interiore attraverso un rapporto con un oggetto o un evento o una persona e questa ricerca prevarica la quotidianità in ambito sentimentale, lavorativo e relazionale, allora può essere utile affidarsi ad un intervento psicoterapeutico. Attraverso questo aiuto, la persona sperimenta nuovi atteggiamenti e riprende, passo dopo passo, la padronanza della propria vita e la direzione scelta da perseguire nei vari ambiti della quotidianità.
Cos'è la dipendenza affettiva? è una infermità? O e parte della normalità nel mondo moderno?
Dott. Michela Pensavalli: Si definisce “malattia delle emozioni”. L’oggetto della dipendenza è una relazione. Designa un bisogno generale ed eccessivo di essere accuditi, bisogno che porta a un comportamento sottomesso e a un’angoscia di separazione. E’ l’antitesi dell’amore verso sé stessi. Il dipendente affettivo non riesce a sviluppare l’amor proprio né l’autostima. Nella società attuale, in cui viene data una grande importanza all’estetica e alla bellezza esteriore, il dipendente affettivo vive costantemente nella paura di non piacere e accetta di fare qualunque cosa per mostrarsi compiacente verso l’altro anche se questo va contro i suoi valori e il suo codice morale.
Le persone provano paura soprattutto quando soffrono di solitudine, e nello stesso tempo non hanno il coraggio di prendere sul serio una relazione perché è troppo difficile. E’ veramente così? Perché?
Dott. Michela Pensavalli: Solitudine significa venire in contatto con sé stessi e con la propria anima, significa, a volte, terrore di vivere nel dolore dell’ abbandono. Le persone temono la solitudine, perché in quel momento si trovano davanti a loro stessi. Allo stesso tempo però hanno paura di stringere forti legami perché non si sentono capaci di mantenerli e gestirli nel tempo. La psicoterapia post-moderna va nella direzione di sostenere la persona mentre ricerca l’equilibrio tra gli eccessi di solitudine estrema e ricerca compiacente e continua dell’altro.
Dott. Michela Pensavalli: Si definisce “malattia delle emozioni”. L’oggetto della dipendenza è una relazione. Designa un bisogno generale ed eccessivo di essere accuditi, bisogno che porta a un comportamento sottomesso e a un’angoscia di separazione. E’ l’antitesi dell’amore verso sé stessi. Il dipendente affettivo non riesce a sviluppare l’amor proprio né l’autostima. Nella società attuale, in cui viene data una grande importanza all’estetica e alla bellezza esteriore, il dipendente affettivo vive costantemente nella paura di non piacere e accetta di fare qualunque cosa per mostrarsi compiacente verso l’altro anche se questo va contro i suoi valori e il suo codice morale.
Le persone provano paura soprattutto quando soffrono di solitudine, e nello stesso tempo non hanno il coraggio di prendere sul serio una relazione perché è troppo difficile. E’ veramente così? Perché?
Dott. Michela Pensavalli: Solitudine significa venire in contatto con sé stessi e con la propria anima, significa, a volte, terrore di vivere nel dolore dell’ abbandono. Le persone temono la solitudine, perché in quel momento si trovano davanti a loro stessi. Allo stesso tempo però hanno paura di stringere forti legami perché non si sentono capaci di mantenerli e gestirli nel tempo. La psicoterapia post-moderna va nella direzione di sostenere la persona mentre ricerca l’equilibrio tra gli eccessi di solitudine estrema e ricerca compiacente e continua dell’altro.
Lei, insieme al prof. Tonino Cantelmi ha scritto un libro su questo tema: “Scusa se non ti chiamo più amore” (Edizioni San Paolo). Qual'é il messaggio che darebbe ai giovani che si trovano di fronte a scegliere se
sposarsi o non sposarsi, che si trovano di fronte alle difficoltà psicologiche nella relazione con il partner?
Dott. Michela Pensavalli: Una giusta premessa da sottolineare è sapere che l’amore può trasformarsi in una dipendenza affettiva ma la dipendenza non si trasforma mai in amore. Ciò spiega perché in molti casi una relazione amorosa mutata in una storia di dipendenza reciproca può essere risanata attraverso l’impegno attivo dei partner mente un rapporto che si è connotato come dipendenza sin dall’inizio è destinato a finire in un modo o nell’altro quando non sfinisce e distrugge le persone coinvolte. Tuttavia, investire sull’amore è sempre e comunque la giusta direzione e soluzione. Questo quando l’amore è sano e non vincolante, quando viene vissuto in autonomia e reciprocità senza precludere l’amore verso sé stessi. L’unione nel matrimonio non significa dipendenza affettiva, ma anzi l’opposto. Una sana relazione si basa sulla libertà e l’autonomia, nel puro bisogno di essere amati. In un matrimonio ognuno manifesta il suo amore a modo suo, e ciascuno ama l’altro come crede meglio: questo è l’amore umano. Amare significa accettare la sfida di sopportare ed accogliere soprattutto i difetti dell’altro.
sposarsi o non sposarsi, che si trovano di fronte alle difficoltà psicologiche nella relazione con il partner?
Dott. Michela Pensavalli: Una giusta premessa da sottolineare è sapere che l’amore può trasformarsi in una dipendenza affettiva ma la dipendenza non si trasforma mai in amore. Ciò spiega perché in molti casi una relazione amorosa mutata in una storia di dipendenza reciproca può essere risanata attraverso l’impegno attivo dei partner mente un rapporto che si è connotato come dipendenza sin dall’inizio è destinato a finire in un modo o nell’altro quando non sfinisce e distrugge le persone coinvolte. Tuttavia, investire sull’amore è sempre e comunque la giusta direzione e soluzione. Questo quando l’amore è sano e non vincolante, quando viene vissuto in autonomia e reciprocità senza precludere l’amore verso sé stessi. L’unione nel matrimonio non significa dipendenza affettiva, ma anzi l’opposto. Una sana relazione si basa sulla libertà e l’autonomia, nel puro bisogno di essere amati. In un matrimonio ognuno manifesta il suo amore a modo suo, e ciascuno ama l’altro come crede meglio: questo è l’amore umano. Amare significa accettare la sfida di sopportare ed accogliere soprattutto i difetti dell’altro.
Dott. Michela Pensavalli, Psicologa- Psicoterapeuta, Docente e coordinatore didattico SCInt (Scuola di
Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo - Interpersonale), Membro del CeDic (Centro per la ricerca e la terapia della Dip. Comportamentali), Ricercatrice presso l'ITCI (Istituto di Terapia Cognitivo - Interpersonale) e membro del Comitato editoriale della rivista Modelli per la Mente e Idee in Psicoterapia.
Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo - Interpersonale), Membro del CeDic (Centro per la ricerca e la terapia della Dip. Comportamentali), Ricercatrice presso l'ITCI (Istituto di Terapia Cognitivo - Interpersonale) e membro del Comitato editoriale della rivista Modelli per la Mente e Idee in Psicoterapia.
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venerdì 11 maggio 2012
Riflessioni sull’amore ai tempi di Internet - Convegno del 26 maggio 2012
Siamo lieti di invitarvi ad un evento sul tema dell’Amore.
In un epoca liquida in cui i rapporti sono veloci, frenetici e virtuali
difficilmente ci soffermiamo a capire le nostre emozioni e i nostri
sentimenti.
Il convegno
“CLIKK@MORE”
affronta questa tematica spiegando come funzionano i meccanismi di questa nuova realtà e offre spunti di riflessione per capire come è cambiato l’Amore in seguito all’introduzione di Internet.
L’evento si terrà il giorno 26 maggio 2012 dalle ore 9.30 alle ore 12.30 – Vicariato Piazza San Giovanni in Laterano 6.
Seguirà un Buffet dove sarà possibile fare quattro chiacchiere sull’amore!
La partecipazione è gratuita previa prenotazione.
Per info e prenotazioni: 328/3757791 o tramite mail all’indirizzo: studiopensavalli@tiscali.it
Programma
Ore
9.15: Apertura dei lavori
Prof. Tonino Cantelmi “La post
modernità ed i mutamenti antropologici della società liquida”
Dott.ssa
Maria Beatrice Toro “Legami familiari liquidi: effetti
sull’infanzia”
Ore 10.45: Coffee break
Dott.ssa Michela
Pensavalli “Scusa se non ti chiamo (piu’) amore
Don Maurizio Mirilli “L’amore conta?”
Don Maurizio Mirilli “L’amore conta?”
Discussione
Ore 13.00 Buffet
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