Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

lunedì 16 settembre 2013

Educare al femminile e al maschile - Libro Tonino Cantelmi e Marco Scicchitano

Cosa è maschile, cosa è femminile? Che cosa è dato o che cosa è innato nell'essere maschio o femmina? Quali sono le predisposizioni di un figlio maschio o di una figlia femmina? L'essere diversi vuole dire essere anche diseguali? Che tipo di approccio è richiesto alle cosiddette agenzie educative: famiglia, scuola, istituzioni? Che valenza hanno le scuole omogenee, così diffuse nel mondo anglosassone? 
Il dibattito su questo argomento è aperto a livello internazionale, ma in Italia se ne discute poco. Perché? 
Probabilmente, affermano gli autori, il Prof. Tonino Cantelmi, presidente dell'Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale e il dott. Marco Schicchitano, psicologo e ricercatore clinico presso l'I.T.C.I. , per la paura a non volersi esporre e affermare alcune verità e quindi per non essere tacciati come discriminatori o reazionari o retrogradi. 
Con spirito pionieristico, quindi, nel testo affrontano l'argomento arrivando a dimostrare la fondatezza dell'identità di genere con delle tesi scientifiche e sociologiche esposte in maniera accessibile e divulgabile.



lunedì 9 settembre 2013

Progetto di studio EDUCAZIONE AL WEB - Itci e Istituto San Vincenzo de Paoli di Ravenna

La psicologa e psicoterapeuta Michela Pensavalli coordinerà insieme al Prof. Tonino Cantelmipresidente dell'Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale, e in collaborazione con  l'istituto san Vincenzo de Paoli di Ravenna, il progetto:
"Educazione al Web"

Il progetto si pone come obiettivo la possibilità di dar vita ad una proposta didattica che approfondisca la cultura digitale, per orientare verso comportamenti adeguati da parte dei ragazzi nei confronti dell’utilizzo dei new media, diminuendo la possibilità che si imbattano in situazioni rischiose e mettendoli nelle condizioni di conoscere le strategie migliori per evitare i pericoli e per riflettere sul potenziamento dei vantaggi di questi mezzi.

domenica 8 settembre 2013

Sexting, lo psicologo: si inizia alle elementari - Tonino Cantelmi

                                                                  
                                                                 di Ilaria Morani
Non sono solo messaggi inviati da un cellulare. Ma qualcosa di più. Un bimbo che frequenta la quarta elementare spedisce alla sua compagna di classe una foto di se stesso nudo mentre si fa la doccia. Ha 9 anni, lo ha visto fare a un suo amico che a sua volta ha ricevuto una foto di una compagna di classe in costume da bagno. Sicuramente un’immagine più discreta, ma è solo il primo di numerosi messaggi con toni sempre più espliciti.
Si chiama sexting quando un testo, una foto o un video viene inviato attraverso un cellulare o il computer. Un fenomeno sempre più diffuso negli ultimi dieci anni da quando l’innovazione tecnologica ha reso più semplice l’invio di materiale in ogni momento e da qualsiasi luogo.
La degenerazione di questo uso assume forme crude e violente raccontate nelle storie che si leggono spesso. Il ragazzino che decide di suicidarsi perché minacciato attraverso un video (è successo in Gran Bretagna), un altro, in Italia, anche lui suicida perché su Facebook gli amici scrivevano della sua presunta omosessualità. E l’ultimo, a Caltanissetta, dove un uomo è stato arrestato per avere pubblicato le foto hard della fidanzata: è accusato di produzione e divulgazione di materiale pedopornografico, diffamazione e minaccia.
I dati che hanno raccolto gli psicologi Andrea Marino e Roberta Bucci dell’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale di Roma parlano chiaro e sono allarmanti perché riguardano i ragazzi molto giovani. L’età media si abbassa fino ad arrivare a bambini di 8, 9 anni, quando il Sexting è considerato reato.
In un’indagine di Associated Press e MTV (2009)  su 1.247 intervistati di età compresa tra  i 14 e i 24 risultava che il 13% delle donne e il 9% dei maschi avevano inviato una foto o un video di se stessi nudi o semi-nudi.  E ancora: la foto dei giovani e giovanissimi italiani è stata scattata da un’indagine conoscitiva di Telefono Azzurro ed Eurispes, secondo la quale nel 2012 un ragazzo su 5 ha trovato proprie foto imbarazzanti in Rete, mentre un anno prima la percentuale era solo di uno su 10. Quanto ad ammettere di voler fare “sexting”, solo il 12,3% dice di aver inviato materiale a sfondo sessuale e comunque nel 41,9% dei casi i giovani dicono di non vederci nulla di male nell’averlo fatto.
“In generale i ragazzi non si preoccupano: è quasi normale inviare e ricevere foto o video pornografici, anche perché molto spesso sono così giovani da non cogliere la pericolosità della loro azione”. Emiliano Lambiase è psicologo all’Istituto di Terapia Cognitivo-Interpersonale, diretto dal prof. Tonino Cantelmi, e si occupa del rapporto tra i problemi sessuali e la tecnologia.
“I bambini arrivano da noi quando i genitori si accorgono che qualcosa non va. I ragazzi più grandi quando si rendono conto di avere problemi sessuali a causa di una dipendenza da videochat e sesso “virtuale”. Il percorso per uscirne è lungo”.
Che effetti ha il Sexting?
La tecnologia ci obbliga a ragionare in maniera diversa: dobbiamo usare due tipi di linguaggio, quello reale e quello virtuale. Nella testa delle persone più fragili si crea una specie di cortocircuito che fa perdere l’equilibrio, c’è un sovraccarico. Così siamo più distratti, abbiamo meno memoria e meno capacità di avere un rapporto emotivo con gli altri. La perdita di un punto fisso definisce la realtà virtuale come unica: è una dipendenza.
E il rapporto con il sesso? Cambia?
La dipendenza da cybersesso brucia le tappe. Se prima un dipendente sessuale ci metteva più tempo ad essere totalmente assuefatto, ora i tempi sono immediati. Ho seguito pazienti che senza la tecnologia non avrebbero mai sviluppato una dipendenza. Un esempio? Un uomo di 60 anni, sposato, una vita tranquilla, sessualmente inibito. Ma con la moglie negli anni supera l’ansia da prestazione. Poi scopre internet e in quella nuova sede realizza quello che aveva sempre represso annullando il rapporto con la propria donna. La moglie lo scopre e lui chiede di essere curato.
E per i ragazzini?
Molti di loro non conoscono il sesso, internet permette di superare l’ansia da rifiuto. Ma quando è il momento dell’approccio reale con una ragazza, lì nascono i problemi. Non c’è una sana crescita sessuale. Il cybersesso e il sexting hanno conseguenze pericolose: i ragazzi non riescono più a lavorare, studiare e sono colti da depressione.
Che conseguenze ci possono essere oltre a quelle psicologiche?
Tra 16 e 18 anni almeno un ragazzo su 10 si è trovato in pericolo dopo avare messo online foto si se stesso nudo. Spesso le immagini vengono spedite a gente di cui ci si fida. Ma non si è al corrente della fine che poi faranno e soprattutto i messaggi vengono inviati senza il consenso dell’altro. Poi girano in rete e l’utilizzo da parte di altri può essere pericoloso. Si può entrare nella sfera della pedofilia, ma anche del cyberbullismo che fa leva su meccanismi psicologici davvero delicati. Il suicidio è l’ultima tappa, ma bisogna tenere conto che le persone che finiscono in questi vortici sono sempre le più deboli e fragili.

lunedì 2 settembre 2013

MODELLI CULTURALI E CONTESTO STORICO-SOCIALE: nativi digitali ed immigrati digitali a confronto - Corso di aggiornamento Pozzuoli 10-11-12 settembre 2013


La dottoressa Michela Pensavalli interverrà in occasione del corso di aggiornamento presso la diocesi di Pozzuoli sul tema: "MODELLI CULTURALI E CONTESTO STORICO-SOCIALE: nativi digitali ed immigrati digitali a confronto.  Come la domanda religiosa si sta trasformando nell’epoca della post modernità" e su "L’IDENTITA’ E L’AMBIENTE COSTITUTIVO DEL NATIVO DIGITALE (vantaggi e svantaggi dei new media)"


Suicidato a 14 anni per la paura di non essere accettato per la sua omosessualità - Tonino Cantelmi

Newstv2000 intervista il Prof. Cantelmi circa il suicidio di Marco, un ragazzo di 14 anni che nella notte tra il 7 e l’8 agosto scorso si è tolto la vita lanciandosi dal tetto del suo palazzo. Un gesto che il giovane ha compiuto per paura di non essere accettato per la sua omosessualità.


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