Sull’assenza dei padri in famiglia, come spiegato dal Papa all’udienza generale, e sulla responsabilità condivisa con le madri, Sergio Centofanti ha intervistato la psicoterapeuta Michela Pensavalli, docente presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma:
R.
– Sicuramente, viviamo in una società paradossale dove la tecnologia ci
mette tutti molto più in contatto gli uni con gli altri, però i legami
sono diventati più liquidi, possiamo dire; quindi è più difficile
intercettare davvero i bisogni dell’altro ed entrare in comunicazione
con l’altro. E’ una società post-moderna un po’ complicata, che ha avuto
un impatto importante dal punto di vista dell’apertura agli altri con
le nuove tecnologie, ma che è anche confusiva nel suo modo di potersi
esprimere in maniera incessante e senza limiti anche di ruolo. Per
esempio, i ruoli del padre e della madre oggi sono molto più
ambivalenti: un papà è amico con il figlio sul social network, spia
molto spesso il figlio sul social network, però poi non ha il coraggio
di affrontare gli elementi scabrosi o conflittuali che ne verrebbero
fuori, di ciò che va leggendo della vita privata del figlio. Quindi,
siamo stati aiutati per certi versi, ma i rapporti si sono complicati.
D. – Il Papa dice che l’assenza della
figura paterna nella vita dei piccoli e dei giovani produce lacune e
ferite che possono essere anche molto gravi …
R. – Sì. C’è da aggiungere una
responsabilità condivisa all’interno della famiglia. Quello che io
osservo da psicoterapeuta è che molto spesso gli uomini sono messi in
ombra anche dalla figura femminile: cioè, assistiamo ad una rivoluzione
per cui la donna ha preso molto in mano le fila della famiglia e quindi
spesso l’uomo delega totalmente la crescita dei figli e l’aspetto
educativo alla madre che però, ovviamente, va in affanno perché due
genitori servono appunto per questo, per passarsi il testimone e per
dare anche una restituzione che sia armoniosa tra il ruolo della donna e
quello dell’uomo. Quindi, è vero che i padri si sono fatti più assenti,
però è vero anche che c’è un’ingerenza maggiore da parte delle madri,
che sono madri comunque spesso molto ansiose e preoccupate e anche un
po’ ingerenti. Concordo con ciò che dice il Papa, ma esorto anche le
mamme a valutare di poter lasciare lo spazio giusto ai papà quando
vogliono fare.
D. – Il Papa dice anche che le
devianze dei bambini e degli adolescenti si possono in buona parte
ricondurre anche a questa assenza dei padri …
R. – Bè, perché il papà è la persona
che stabilisce le norme, le regole, i criteri morali, i criteri etici e
comportamentali; soprattutto per i figli maschi è importante avere una
persona da emulare, da osservare e quindi l’assenza del padre è un peso
veramente grande sulla crescita personologica di un bambino. Spesso, per
esempio, quando si assiste alla confusività sull’identità di genere, è
proprio perché capita che il papà è un papà che si esprime poco, un papà
che ha difficoltà a parlare sui toni affettivi ed emotivi e quindi il
figlio si rapporta con molta più facilità alla mamma. Non è sempre
questa una regola, però spesso succede che il modello femminile è poi
quello imperante e il padre depone le armi educative, per così dire, e
lascia fare troppo alla mamma.
D. – Lei, nella sua esperienza, quali conseguenze vede di questa assenza dei padri?
R. – Ma, sicuramente una confusione
nella crescita, soprattutto nei maschietti, del “saper fare” e del
“saper essere”, perché il padre riveste, da quando i bambini sono
piccoli, il ruolo giocoso e quindi tutela anche tutta la fase
dell’esplorazione e della conoscenza del mondo. Un papà che è assente
nelle prime fasi della vita induce poi nel piccolo o nella piccola
un’incapacità di essere totalmente liberi, di fidarsi, di affidarsi al
mondo e alle circostanze. Successivamente, i problemi sono di altro
tipo: un papà che si assenta, che viene a mancare durante la fase
prepuberale o adolescenziale, nel maschio determina una difficoltà
nell’identificazione del ruolo di genere, nella femmina porta tutta una
serie di surrogati, di ricerca di surrogati, di persone che possano in
qualche modo sopperire all’assenza della figura maschile, invischiandosi
in relazioni di dipendenza affettiva. Quindi, le femmine, le donne che
hanno avuto un papà assente sono quelle che poi o si costringono alla
totale assenza del legame con la figura maschile – per continuità,
questo, proprio perché non c’è stato quel legame – oppure si invischiano
in legami di dipendenza e quindi di “amore-troppo amore” che però poi
non le lascia libere di esprimere se stesse.