Itci - Istituto di Terapia Cognitivo Interpersonale

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giovedì 17 luglio 2014

Estate: da ragni a laghi e falene, 10 fobie che la trasformano in un incubo - Intervista Prof. Cantelmi


Roma, 15 lug. (AdnKronos Salute) 

Una paura irrazionale che può trasformarsi in vero e proprio panico, alla vista di insetti, ambienti, animali o situazioni particolari, finendo per rovinare inesorabilmente le vacanze. 
Le fobie in estate non abbandonano gli italiani e, "anzi, possiamo dire che questa è proprio la stagione delle fobie. 
In inverno, infatti, anche a causa della minore esposizione alla luce, siamo più depressi. Mentre nella stagione calda, quella dei viaggi, degli incontri e delle novità, siamo più fobici". 
Parola dello psichiatra Tonino Cantelmi, docente di psicologia dello sviluppo all'università Lumsa di Roma, che per l'Adnkronos Salute delinea le 10 fobie dell'estate, che rischiano di trasformare in un incubo le vacanze. 
Dal mare aperto al cibo insolito, dagli insetti ai serpenti, fino all'igiene di residence o alberghi o al timore di essere dimenticati sui social network, sono molti i fattori che possono scatenare questo disturbo. 
"La fobia - ricorda l'esperto - ha come caratteristica una paura, eccessiva e irragionevole, scatenata dall'idea di una minaccia per la propria incolumità. Talvolta ci troviamo di fronte a fobie semplici, altre a paure complesse, collegate con i disturbi di panico". 
Ecco dunque le 10 paure dell'estate 'censite' dallo psichiatra: 
1) La fobia per mare o lago. "Per il fobico rappresentano simbolicamente una minaccia profonda, il contatto con l'ignoto. Ci sono pazienti che non riescono ad andare al mare, altri che si immergono solo fino alle ginocchia e dove toccano, altri ancora che evitano i bagni nel blu, dove non si vede cosa c'è sotto". 
2) L'igiene. "Chi ne è ossessionato può avere delle crisi se si ritrova in campeggio o in agriturismo dove può trovare situazioni 'spartane', o dove non ha il controllo sulle pulizie. Si tratta di una fobia legata a tratti ossessivi", precisa Cantelmi.
3) Altre fobie molto diffuse sono quelle legate all'altezza o alla vastità dell'ambiente. Normalmente la prima reazione è quella di abbandonare il luogo dove è esplosa la fobia, che può essere anche quello della vacanza, o di evitare di tornarci. "L'evitamento è l'arma di questi fobici", prosegue lo psichiatra.
4) Paura degli insetti o dei ragni. "In questo periodo ricevo molte chiamate da persone terrorizzate dagli aracnidi o da altri piccoli insetti: è come se la natura si ribellasse a noi. E si fatica a optare per mete a rischio ragni'".
5) Luce e sole. "Esiste un manipolo di persone che si dichiara allergica alla luce, naturale o artificiale. In estate, per evitare 'overdose', queste persone si coprono con abiti, cappelli, occhiali e lamentano mal di testa da iper-esposizione. Qui più che una fobia - spiega - si tratta di un segnale di un problema differente, che naturalmente non c'entra nulla con la fotofobia", una sensibilità eccessiva alla luce. 
6) Agorafobia: "Paura o grave disagio che si prova quando ci si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all'aperto. Si tratta di un tipo di paura collegata al panico, un problema piuttosto diffuso se si pensa che in Italia 700 mila persone soffrono di disturbi di panico".
7) Paura delle farfalle notturne, detta mottefobia. "Le falene sono un insetto della notte, quindi in questo caso concentriamo la nostra fobia su questo elemento, un po' come fosse simbolo della notte, di ciò che è misterioso e fuori controllo". 
8) Paura dei serpenti e dei vermi. "Abbiamo bisogno di simboli su cui riversare la negatività, e questi esseri rappresentano la componente inaccettabile di noi stessi o della realtà", dice Cantelmi. 
9) La paura di essere nudi o del nudo altrui. La nudità, spiega l'esperto, è associata con l’assenza di difese, ed è collegata all’ansia sul piano sessuale.
10) Paura di non essere popolari sui social e di essere ignorati sul web. "E' un po' la novità di quest'anno: l'umanità oggi vive una sorta di sindrome del principe-ranocchio, ci presentiamo al mondo come principi ma temiamo di essere visti come ranocchi, o peggio ancora di essere dimenticati. 
Così, in estate, nei giorni di ferie lontani dal pc e dalla scrivania, l'ansia di essere dimenticati - o peggio 'scoperti' come ranocchi - spinge a postare continuamente immagini, foto e commenti sui social, in una bulimia digitale che rischia di compromettere l'effetto vacanze".

lunedì 14 luglio 2014

Ar vadinsiu tave savo meile? - traduzione in lituano del libro "Scusa se non ti chiamo (più) amore" di Tonino Cantelmi e Michela Pensavalli

A distanza di 4 anni, il libro è stato tradotto e pubblicato anche in lingua lituana.



Un mondo digitale e fluido: intervista a Tonino Cantelmi



Dipendenza da internet, dal cellulare, da Facebook e i social network, confini sempre più sfumati tra la nostra identità digitale e quella reale: oggi ci confrontiamo su questi temi molto attuali con il professor Tonino Cantelmi, psichiatra e autore di un saggio intitolato Tecnoliquidità (San Paolo), che mette in guardia dai rischi di un’esistenza che ruota e si sviluppa nella quotidianità sempre attorno al web. Proviamo a fare il calcolo delle quantità di ore giornaliere trascorse online, davanti al computer o ai numerosi device. A giudicare dalle tesi esposte nel libro, forse dovremmo imporci delle pause… prima di tutto per la nostra salute mentale.
Professor Cantelmi, l’uomo contemporaneo sembra immerso costantemente in un mondo digitale e fluido: quali sono i rischi per la sua identità e psiche?
La metamorfosi della mente nella postmodernità tecnoliquida è su più piani: cognitivo (cambia l’attenzione, che diventa multitasking, il pensiero è più veloce, più percettivo e meno simbolico, cambia il modo di apprendere, di leggere, di studiare), emotivo-affettivo (l’amicizia e l’amore ai tempi dei social sono più rapidi, diffusi, superficiali, condivisi e rappresentati mediaticamente; la ricerca di emozioni forti tecnomediate cambia l’assetto emozionale), sociorelazionale (la socializzazione virtuale desertifica le piazze, persino la politica tweetta). L’identità diviene multipla secondo i vari tecnocontesti, frammentata e assemblata di volta in volta.
Social network e relazioni interpersonali: quali problematiche sta riscontrando dal suo osservatorio?
L’unico vero rischio è l’impoverimento dell’empatia, dell’incontro autentico fra due persone. Stiamo assistendo a un cambiamento colossale della relazione interpersonale a causa di una massiccia tecnomediazione della relazione. Siamo sempre più avatar, sempre più rappresentazioni di noi stessi sulle pagine social, sempre più catturati da una sorta di venefico narcisismo digitale. La questione che si pone oggi è questa: cosa è l’autenticità?
Il web ci sta rendendo tutti più soli oppure si tratta solo di saperlo gestire?tecnoliquidità
Siamo sempre più connessi, più informati, più stimolati ma esistenzialmente sempre più soli. Questo è un paradosso: abbiamo centinaia di amici sui social, pronti a cliccare “mi piace” sulle incredibili stupidaggini che postiamo e nessuno o pochi che ci capiscono davvero e che sono in grado di condividere con noi non la foto ritoccata ma l’intimità autentica. Tuttavia il bisogno di incontro autentico, interumano, empatico e intimo è un bisogno irriducibile.
Come si riconosce la tecnodipendenza e quali sono i rimedi?
Tutta la società marcia verso una colossale tecnodipendenza, che annulla giorno e notte, lavoro e riposo, in una costante immersione digitale. Le pause non sono tollerate: eccoci pronti a smanettare sullo smartphone in fila dal medico, o sul treno, riducendo ogni interstizio sociale a un gioco che ci faccia passare velocemente il tempo. Alcuni però sono troppo immersi, troppo catturati dal digitale, troppo eccitati dal web da trascurare la vita reale in modo eccessivo. Per questi c’è da pensare a veri e propri digital detox. Sensa il digitale non si può vivere, ma troppo digitale disumanizza. Un mucchio di giovani diventano degli avatar viventi, pallide caricature della vitalità che dovrebbero invece possedere. Io propongo la slow technology. Tecnologia sì, ma più lenta e meno invasiva.
Quali consigli può dare a genitori ed educatori?  
Insegnare la bellezza, quella autentica, capace di aprire nuovi mondi interiori e di rilanciare nuove trascendenze. E aprire ai figli la strada della spiritualità. Spiritualità e bellezza saranno gli elementi centrali di un processo di umanizzazione della tecnologia e dei mondi virtuali.



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